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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Le stelle sono sole», mi aveva detto tempo addietro con lo stesso

inafferrabile sentimento.

Mi resi conto che mi stava dicendo qualcosa di importante, che ci stava

provando, in qualche modo, a farmi capire.

Per la prima volta, la porta per l’anima di Rigel non mi sembrava più il

cancello di una fortezza, ma l’ingresso di un roveto finissimo, istoriato nel

cristallo, pronto a crollare su se stesso.

«Ci sono cose che non puoi riparare, Nica. E io sono una di queste. Sono

un disastro», sussurrò irremovibile. «E lo sarò per sempre.»

«Non mi importa», soffiai sincera.

«No, non ti importa», ripeté quasi con asprezza. «Niente è mai

abbastanza irrecuperabile, per te. Niente è mai abbastanza spaventoso, nero

o cattivo. Sei fatta così.»

«Tu non sei irrecuperabile», risposi.

Perché continuava a condannarsi alla solitudine? Mi faceva male, perché

era l’unico dolore in cui non mi permetteva di seguirlo.

Lui mi fissò con una ironia sprezzante e quasi commiserevole.

«Ogni storia ha un lupo… Non fingere di non sapere che ruolo ho sempre

avuto nella mia.»

«Basta!» mi ribellai ostinata. Avrei voluto strappargli di dosso tutte le

convinzioni che gli avevano avvelenato il cuore. «È questo che credi di

essere per me? Il mostro che rovina la storia? È così che vorresti che ti

guardassi?»

«Tu non hai idea di come vorrei che mi guardassi», sussurrò,

pentendosene subito dopo.

Lo fissai colpita. Cercai di aggrapparmi ai suoi occhi ma lui strinse la

mandibola e non me lo permise.

«Rigel…»

«Pensi che non lo sappia?» mi interruppe rabbioso, e il suo sguardo

saettò su di me.

Per un momento, il modo bruciante e remissivo con cui mi guardò mi

ricordò un lupo che contempla la sua luna.

«Lo so quanto ti è costato. Lo so. Te lo leggo negli occhi ogni singolo

giorno. È da tutta la vita che non desideri altro che questo. Una famiglia.»

Mi bloccai, senza che mi fossi accorta di essermi avvicinata a lui.

«Questa situazione ti soffoca. Non vuoi mentire, ma sei costretta a farlo

in ogni momento.» E poi, centrandomi il cuore, ammise: «Non sarai mai

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