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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Quando la sera ci salutammo aveva ancora l’aria spenta, ma negli occhi

scintillava un sollievo silenzioso.

«Grazie», mi disse. Le sorrisi incoraggiante e le strinsi una mano in una

carezza.

Mentre tornavo verso casa sotto le prime luci dei lampioni, il cellulare mi

squillò.

Lo estrassi dalla tasca e guardai chi fosse prima di rispondere.

«Anna? Ciao…»

«Ciao, Nica, dove sei?»

«Sto arrivando», risposi. «Scusa, ho fatto tardi… Avrei dovuto dirti

qualcosa.»

«Oh, tesoro… Io non sono a casa», sospirò, e la immaginai con il polso

sulla fronte. «Quell’evento al circolo mi sta facendo impazzire! Ho ancora

delle consegne da controllare e non posso proprio rimandarle a domani…

No, Carl, quelli non vanno lì», la sentii dire al suo assistente. «No caro,

quelli vanno insieme alle begonie per l’ingresso… di là… Oh, mi spiace

Nica, ma non so davvero a che ora finirò stasera…»

«Non preoccuparti, Anna», la rassicurai. «Ci penserò io a far avere

qualcosa di caldo per Norman quando tornerà a casa…»

«Norman ha la cena con i colleghi stasera, ricordi? Tornerà tardi, ed è per

questo che ti ho chiamata…»

Mentre aprivo il cancelletto la sentii sospirare.

«Rigel è rimasto da solo tutto il giorno… Potresti andare a vedere come

sta? Almeno per controllare che non gli sia venuta la febbre», enunciò

angustiata. Mi tornò in mente quando, tempo fa, l’avevo chiamata che erano

al convegno. Anna si era sempre preoccupata da morire.

Mi mordicchiai il labbro, poi annuii. Mi ricordai che lei non poteva

vedermi e, mentre entravo in casa e lasciavo le chiavi nella ciotola, le

risposi che poteva stare tranquilla e non doveva preoccuparsi.

«Grazie», mormorò come se fossi il suo angelo. Poi mi salutò e io chiusi

la chiamata.

Tolsi le scarpe per non sporcare il pavimento con le suole umide e lo

cercai. Non trovandolo da nessuna parte dedussi che fosse in camera sua, e

mi incamminai al piano di sopra.

Davanti alla sua porta, però, esitai. Il cuore mi batteva forte nel petto.

La verità era che avevo pensato a lui tutto il giorno, e ora che mi trovavo

lì avevo paura di affrontarlo.

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