10.10.2022 Views

Domm Erin - Fabbricante di lacrime

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Fissavo gli operai senza vederli. Stavano rifacendo il parapetto, e da

qualche settimana al posto della ringhiera c’era una rete arancione che

copriva la vista e non permetteva di apprezzare il panorama.

Ero andata lì per sentire l’erba sotto i piedi e l’abbraccio rassicurante

dell’aria aperta, ma il mio cuore pulsava come una ferita.

Non sentivo nient’altro.

«Sei qui», mi accolse una voce quando tornai a casa.

Anna aveva il cappotto indosso, pronta per uscire, e io annuii piano. Vidi

il suo sguardo cercare il mio viso ma mi nascosi dietro i capelli.

«Di là c’è della torta», disse con quella voce soffice che tanto amavo. «Ti

va di mangiare qualcosa?»

Le risposi che non avevo molta fame; mi sentivo rallentata, spenta. Una

ruga di preoccupazione le attraversò la fronte e io cercai di sorriderle.

«Nica… Mi… dispiace per ieri sera.» Mi rivolse uno sguardo

mortificato. «Mi rendo conto che… forse ho esagerato. Con tutto quel

discorso di Lionel e dei fiori. Ti chiedo scusa.» Mi portò una ciocca dietro

l’orecchio. «La verità è che… sono tanto felice che ci sia qualcuno che

sappia apprezzarti per ciò che sei. Metterti a disagio era l’ultima cosa che

volevo.»

Posai una mano sulla sua e in un sussurro risposi: «È tutto okay, non

preoccuparti».

«Non lo è», mormorò Anna. «Sembri così… abbattuta. Da quando sei

tornata a tavola ieri sera…»

«Non è niente», mentii, ritrovando un po’ di voce. «È… Si tratta solo di

un po’ di stanchezza.» Poi ammorbidii lo sguardo. «Non devi sentirti in

colpa, Anna… Tu non hai fatto niente per rendermi triste.»

«Sei sicura? Me lo diresti… vero?»

Sperai che non sentisse il mio cuore tremare a quella domanda.

«Certo. Stai tranquilla.»

Era in quei momenti che non riuscivo a capire cosa mi facesse più male.

Se quello che avevo dentro, oppure il fatto di tacerle ciò che non potevo

raccontare a nessuno.

Erano occhi che sapevano capirti, quelli di Anna. Eppure lei era l’ultima

persona al mondo a cui avrei potuto confessare ciò che provavo.

«Mettiti una sciarpa», le sorrisi. «Fuori c’è un po’ di vento.»

Lei mi ringraziò. Aspettai che uscisse, salutandola, ma non appena se ne

fu andata il senso di vuoto tornò identico a prima.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!