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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Lo guardai con occhi spenti, e questa volta fui io a scuotere la testa.

«Io non lo so che cos’è per te», sussurrai con amarezza. «Non so mai

cosa pensi… Né quello che provi. Sei la persona che mi conosce più di

chiunque altro, ma io di te… non so quasi niente.»

Improvvisamente non sembravamo più nella stessa stanza, ma lontani

anni luce.

«Ti ho detto che ti avrei voluto per ciò che sei… così come sei… Ho

detto la verità. Non mi sono mai aspettata che tu ricambiassi le mie

parole… né che da un giorno all’altro ti aprissi con me. La verità», tremai

in un sussurro, «è che mi andrebbe bene qualsiasi cosa. Non desidero altro

che poterti capire. Ma più cerco di farlo, più tu mi respingi. Più ci provo,

più ho sempre la sensazione che tu voglia tenermi fuori. Lontana da te.

Proprio me, più di tutti gli altri… E non capisco perché. Siamo rotti

insieme, ma tu non mi lasci mai entrare, Rigel. Nemmeno per un

momento.»

Mi sentii completamente svuotata.

Negli occhi di Rigel vidi solo un nero indecifrabile.

E io mi chiesi dove fosse lui, dietro quello sguardo.

Se sentisse il dolore che provavo e il bisogno di essere parte del suo

mondo come lui lo era del mio.

Il mio cuore si strinse soltanto di più. E sentendo la vista appannarsi

abbassai il viso, perché quel silenzio era l’ennesima prova che non avevo la

forza di ascoltare.

I pugni tremavano.

Il tarlo dentro di lui si contorceva come un mostro.

Non ce la faceva più, non ce la faceva più a essere se stesso… Non si era

mai sentito così soffocato, così intrappolato nella sua pelle, mai aveva

desiderato così tanto essere qualcun altro.

Lei voleva entrare.

Voleva entrare ma non capiva.

Le avrebbe fatto soltanto del male.

Credeva ci fosse qualcosa in lui, qualcosa di dolce e giusto, ma non era

così. Dentro aveva solo rifiuto, paure e un’anima gocciolante tormenti.

Aveva graffi e rabbia. Dolore e senso d’impotenza.

*

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