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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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sollevando su di lui uno sguardo acquoso e lucente. «Sono l’unica che ha

messo in chiaro cosa conta davvero.»

Un lampo colpito gli indurì le sopracciglia.

«Come?»

«Sei tu!» mi esplose dalle labbra. «Sei tu quello che non si cura mai di

niente e di nessuno, non ti sei nemmeno accorto del modo in cui Adeline ti

guarda! Ti comporti come se fosse una cosa come un’altra, come se non ci

fossero rischi! Lo sai cosa succede se ci scoprono, Rigel? Ti importa?»

Le insicurezze presero il sopravvento. Le spinsi via ma loro mi

avvelenarono il cuore, ricordandomi quanto ero fragile, sottile e piena di

paure. Per la prima volta, il terrore di non essere abbastanza si proiettò

anche su Rigel.

«Non fai altro che giocare col fuoco, sembra che la cosa quasi ti diverta.

Persino a tavola davanti ad altra gente ti metti a sfidare la sorte, e hai il

coraggio di insinuare che sono io quella a cui non importa?»

Non ero in me ma non riuscii a fermarmi. Non potevo sopportarlo.

Per noi ero dovuta scendere a compromessi con me stessa e mentire

all’unica persona che mi avesse mai voluto bene veramente. L’unica che

non avrei mai voluto ingannare: Anna.

Avevo scelto lui, ma quella scelta mi aveva spezzato il cuore.

E l’avrei rifatta dieci volte, e poi altre cento e altre mille se avesse

significato restargli accanto.

Me lo sarei spaccato tutte le volte, ma avrei scelto ancora lui.

Avrei scelto sempre lui.

Eppure non potevo dire che per Rigel fosse lo stesso.

Lui non mi aveva mai dato una sola certezza.

Io gli avevo confessato di volerlo al mio fianco, avevo aperto la mia parte

più intima e fragile ed ero rimasta esposta al suo silenzio.

«Io sto rischiando tutto. Tutto quello a cui tengo di più. Ma tu non sembri

rendertene neanche conto. A volte ti comporti come se non avesse

importanza, come se per te fosse solo un gio…»

«Non…» mi interruppe con tono rude.

Chiuse gli occhi, la mandibola contratta.

«Non dirlo.»

Li riaprì, e io vidi qualcosa tremare impetuosamente in fondo al suo

sguardo.

«Non… provare a dirlo.»

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