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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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percepire il silenzio goffo che seguì le mie parole: distolse lo sguardo e lo

puntò altrove, in basso.

«…Ciao», mormorò senza guardarmi.

Per la prima volta non mi sembrò superba, ma quasi… in imbarazzo.

«Porto questi in macchina», disse accennando a una serie di pacchetti

contenenti fiori secchi di lavanda e gelsomino che mandavano un profumo

incredibile. Certamente un regalo di Anna.

«Ti serve una mano?» le chiesi andandole dietro, ma la sua risposta fu

piuttosto secca.

«No.»

Mi fermai, lasciandola proseguire.

Con le gambe slanciate raggiunse l’ingresso, tirando fuori le chiavi della

macchina. Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Asia si bloccò, e io capii il

perché.

La foto di Alan brillava incorniciata sul tavolino. Il vetro era da

sostituire; aveva una piccola crepa sul lato inferiore, e gli occhi di Asia si

soffermarono lì, proprio su quella incrinatura dove spiccava con cura un

cerottino azzurro.

Azzurro come gli occhi di Alan.

Asia si voltò lentamente verso di me. Il suo sguardo viaggiò fino alle mie

dita, piene di cerotti colorati; poi salì a guardarmi in viso. E per un istante io

vidi qualcosa di dolce e fragile nei suoi occhi, qualcosa che non mi aveva

mai concesso prima.

Qualcosa che era rimorso e dolore, ma anche… rassegnazione.

Si voltò e uscì fuori.

La guardai sparire oltre la porta e poi tornai indietro.

Stavo riempiendo la salsiera quando il campanello suonò e qualcuno

andò ad aprire.

«Ecco», Anna si portò un polso alla fronte per il calore del forno; il

pasticcio aveva un aspetto splendido. «Nica, puoi andare a controllare che

sia tutto pronto, per favore?»

Raggiunsi la sala da pranzo per accertarmi che fosse in ordine, ma

quando passai davanti al corridoio mi bloccai.

A suonare non era stata Asia, ma Adeline.

I morbidi capelli biondi illuminarono l’ingresso; doveva appena essersi

tolta il cappotto, ma non riuscivo a vederla con chiarezza per via del muro.

«Non fai altro che guardarmi così.»

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