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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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avessimo mai abbastanza tempo, o mai abbastanza parole, nulla che ci fosse

concesso di vivere del tutto.

Desiderai entrargli nel cuore e capire se anche lui sentiva quel bisogno

che toglieva senso a ogni cosa.

Di appartenermi.

Di restare insieme.

Di tenerci stretti così.

Anima contro anima.

E cuore contro cuore.

E mischiare le nostre crepe, fino a non avere più paura…

Il rumore della maniglia giunse da una realtà lontana.

Troppo lontana.

In quell’istante la porta si schiuse e la mia anima trasalì pietrificandomi il

respiro.

Subito il mio braccio scattò: gettai la mano sul battente e lo rispinsi

indietro con forza.

Trattenni il fiato quando la voce di Norman giunse dall’altra parte:

«Ah… U-uhm, c’è qualcuno in bagno?»

Mi strappai via da Rigel. Fui talmente brusca che lo sentii fare resistenza

per cercare di trattenermi.

«Oh, Norman, Nica stava facendo la doccia!» Anna si avvicinò e il

terrore mi assalì. «Forse non ha ancora finito… Nica?» bussò. «Ti stai

ancora asciugando?»

Ansimai terrorizzata, rendendomi conto di essere un disastro. Notai segni

di denti sulla spalla e sul petto e chiusi l’accappatoio con gesti febbrili,

lanciando un’occhiata agitata a Rigel: lui stava ancora guardando me, come

se non si curasse di altro.

Anna bussò ancora. «Nica?»

«S-Sì», ingoiai stridula. Rigel si leccò il labbro inferiore e io aggiunsi:

«Non… Non ho ancora finito».

«Va tutto bene?»

«Sì!»

«Okay, allora sto entrando…»

«No!» gridai nel panico. «No, Anna… N-Non sono vestita!»

«Tranquilla, Norman è andato via! Hai sempre l’accappatoio, no? Volevo

farti vedere una cosa…»

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