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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Ancor prima di pensarci strinsi l’accappatoio, uscii fuori e le presi ciò

che mi aveva chiesto. Glieli allungai dalle scale, trovandola a metà.

«Ecco», sorrisi piano e Anna sgranò gli occhi vedendomi con

l’accappatoio, ancora tutta bagnata.

«Scusami, non avevo capito fossi in doccia! Così prendi freddo, tesoro…

Grazie… Sì, questi sono perfetti… Ora vai pure ad asciugarti…»

Mi raccomandò di non prendere un malanno, perciò ritornai al bagno,

trovando la porta ben aperta.

Repressi un piccolo brivido di freddo e strizzai i capelli in un torciglione

per togliere l’acqua in eccesso. Nel momento in cui iniziai a pettinarli, mi

accorsi della maglietta pulita e ben piegata vicino al lavandino.

Una maglietta nera, con dei bottoni sul petto.

Una maglietta da uomo.

La guardai sbattendo le palpebre, interdetta. E realizzai che prima non

c’era.

Fu un attimo, la mia mente che capiva, che collegava, quella presenza

dietro di me e io che mi voltavo di scatto.

Il pettine per poco non mi cadde dalle dita.

Rigel era sulla soglia. Immobile.

Sotto i capelli scuri, le iridi nere erano letteralmente piantate su di me. In

una mano stringeva il suo asciugamano e capii che doveva essere tornato a

prenderlo in camera credendo che il bagno fosse libero.

«I-Io…» farfugliai, con le guance che bruciavano, «non avevo finito…»

Vidi la sua mano serrarsi lentamente sul tessuto di spugna. Mi si seccò la

gola, e nei suoi occhi scorsi una scintilla cruda quando bruciarono lungo

tutto il mio corpo: scivolarono sulle caviglie tremanti, le cosce umide, sulla

curva del mio seno e la pelle esposta della gola.

Respirò profondamente, e quel suono mi fece tremare il sangue: puntò di

netto gli occhi nei miei e io deglutii sotto il suo sguardo incandescente.

«Rigel, stanno arrivando gli ospiti. Anna gira per casa e…» Strinsi il

pettine. Guardai il corridoio alle sue spalle e d’improvviso mi resi conto che

eravamo uno di fronte all’altro, preda e predatore. «Devo uscire», buttai

fuori.

Rigel mi fissò con una tempesta pulsante dietro gli occhi, come se la sua

mente stesse lavorando a una velocità esagerata.

Sembravamo ritornati all’inizio, quando io avevo paura a passargli vicino

per timore che potesse azzannarmi. Anche se per altri motivi…

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