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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Le sue dita salirono alla mia nuca e si strinsero tra i miei capelli.

Lentamente, mi reclinò il capo all’indietro e mi osservò in viso.

E io lo guardai così, con le guance calde e gli occhi che brillavano come

ridenti mezzelune. Sulle mie labbra un sorriso splendente mostrava tutto il

calore che mi esplodeva nel cuore.

I suoi occhi assorbirono ogni dettaglio del mio volto.

E lui mi fissò come se non esistesse altro al mondo che valesse la pena

di guardare allo stesso modo.

C’era una bellezza, nelle cose fragili, che lui non avrebbe mai compreso.

Avevano qualcosa che le rendeva effimere, rare, da vivere finché c’era

tempo.

E così era Nica.

Lui non lo avrebbe mai capito.

Non avrebbe mai capito come facesse qualcosa di così delicato a

incrinarlo, invece che incrinarsi.

Non avrebbe mai capito come riuscisse a entrare anche quando era

sepolto dentro se stesso.

La guardò e la trovò bellissima. Con quegli occhi da bambina e le guance

rosate, con quel sorriso dolcissimo e quella risata che semplicemente

spaccava l’anima.

Gli stava sorridendo.

Si chiese se esistesse niente di più potente al mondo di Nica che gli

sorrideva.

Di Nica che respirava tra le sue mani, che si lasciava toccare, che

soffiava via ogni pensiero solo guardandolo negli occhi.

Lei non annullava i suoi tormenti. Li prendeva per mano.

Anche se erano storti, estremi e sbagliati.

Anche se cercavano di rovinarla.

Li ammansiva con una carezza e loro restavano strabiliati ogni singola

volta.

E Rigel sapeva perché, anche se non capiva il come.

Persino i suoi tormenti erano innamorati di lei.

E lui la voleva con tutta la sua anima, anche se quell’anima era un

disastro.

*

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