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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Per la prima volta… volevo provare a fare un passo avanti anziché

indietro. Fargli vedere che nonostante tutto ero volenterosa ad andare oltre.

Provarci. E quando lui premette il ghiaccio sul sopracciglio, indurendo la

fronte per il dolore, io sentii il ricordo di una voce lontana farsi strada

dentro di me.

«È la delicatezza, Nica. La delicatezza, sempre… Ricordatelo», diceva

dolce.

Sentii le gambe muoversi in avanti.

Lo sguardo di Rigel si inchiodò su di me quando entrai definitivamente

nella cucina. Mi avvicinai al lavello e presi un pezzo di Scottex,

imbevendolo con un po’ d’acqua fredda; fui certa di sentire le sue pupille

premermi contro le spalle.

Poi mi avvicinai e lo guardai candidamente, allungandogli la carta.

«Il ghiaccio… è troppo duro. Metti questo sulla ferita.»

Sembrò quasi sorpreso che io non fossi corsa via. Scrutò senza

convinzione lo Scottex, restio come un animale selvatico, e quando non lo

prese… in un moto di gentilezza feci per metterglielo io.

Non ebbi il tempo di avvicinarmi: i suoi occhi scattarono su di me e lui si

scostò bruscamente. Una ciocca corvina gli scivolò sulla tempia mentre mi

fulminava da sotto in su, aspro.

«Non farlo,» mi ammonì con sguardo truce, «non ti azzardare a

toccarmi.»

«Non ti farà male…» scossi la testa allungando ancora le dita, ma questa

volta lui le spinse via. Mi portai la mano al petto e sobbalzai quando

incrociai i suoi occhi: mi stavano incenerendo, come stelle pulsanti di una

luce che, invece di irradiare calore, bruciava di gelo.

«Non toccarmi con questa casualità. Mai.»

Io strinsi i pugni, e reggendo quello sguardo che lui mi teneva addosso

come un castigo, domandai: «Altrimenti?»

Il rumore violento della sedia.

Rigel torreggiò bruscamente su di me e io sussultai, presa alla sprovvista.

Mi costrinse a indietreggiare, e mille campanelli d’allarme mi scoppiarono

sotto la pelle mentre inciampavo nei suoi passi fino a sbattere contro il

bancone della cucina. Sollevai il mento e le mie mani si aggrapparono al

bordo di marmo con un tremito.

I suoi occhi mi incatenarono in una morsa buia. La vicinanza del suo

corpo urlò come un brivido, e respirai a malapena, completamente

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