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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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28. Un’unica canzone

“Io sono una selva e una notte di alberi scuri,

ma chi non ha paura delle mie tenebre troverà

anche pendii di rose sotto i miei cipressi.”

Friedrich Nietzsche

«Adeline… Cosa provi per Rigel?»

Adeline abbassò la tazzina. Nel suo sguardo riconobbi una luce sorpresa.

«Perché mi fai questa domanda?»

Forse Anna aveva ragione su di me: avevo un cuore molto trasparente e

per questo non sapevo fingere. Non ero mai stata brava a nascondere le mie

emozioni e non lo fui nemmeno in quel momento.

«Nica», sussurrò piano. «Se ti riferisci a quel bacio…»

«Vorrei saperlo», dissi diretta. «Io… ho bisogno di saperlo, Adeline. Tu

provi qualcosa per lui?»

Sapevo di non poter rivelare a nessuno di me e Rigel: anche se Adeline ci

conosceva da tutta la vita, da molto prima che venissimo presi insieme, non

era qualcosa che semplicemente potevo dire.

Se fosse trapelato… le conseguenze sarebbero state disastrose.

Lei abbassò gli occhi. «Vi conosco entrambi da tanto tempo», sussurrò.

«Ci siamo visti crescere. Rigel… è anche lui parte della mia infanzia. E

nonostante non sia mai riuscita a comprenderlo, ho imparato a non

giudicare i suoi gesti.»

Ebbi la sensazione che mi sfuggisse qualcosa, di nuovo. Non capivo.

All’istituto non li avevo mai visti insieme, eppure Adeline sembrava

conoscerlo in un modo che non riuscivo a interpretare.

Le parole che pronunciò dopo… io non le avrei mai capite fino in fondo.

Non avrei mai capito il loro significato nascosto.

Mi sarebbe stato chiaro soltanto alla fine.

«Rigel mi ha insegnato tante cose. Non attraverso ciò che diciamo, ma

proprio attraverso ciò che scegliamo di non dire, perché tacere a volte è il

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