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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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I rari momenti in cui Rigel indossava quell’espressione così docile…

erano da brividi. Desiderai toccarlo.

Le mie dita gli sfiorarono il collo e poi la mandibola.

«Che significa… “guarire”?» articolò senza staccare gli occhi da me.

Tra le mie mani sembrava una belva selvatica e remissiva.

«Guarire significa… toccare con gentilezza qualcosa che prima è stato

toccato dalla paura.»

Gli sfiorai il taglio sullo zigomo ed ebbi l’impressione di sentire un

brivido percorrergli la pelle.

D’un tratto il suo tocco mi punse il cuore.

Trattenni il fiato quando le sue dita si strinsero dietro le mie ginocchia

velate dalle calze, affondando nella carne tenera e cedevole di quel punto.

«Rigel…»

Le sue dita lasciarono scie ardenti sulla mia pelle e il suo corpo statuario

divenne sempre più avvolgente.

«Hai ancora queste calze…» commentò, notando che non le avevo

cambiate. Le sue dita ci affondarono con lentezza e il mio cuore pulsò

contro le costole.

«Rigel, siamo a scuola…»

«Te l’ho detto, Nica», ringhiò stringendomi la coscia. «Questo tono di

voce non fa altro che peggiorare le cose…»

D’improvviso dei passi risuonarono al di là della porta. La maniglia si

abbassò. E io raggelai. Gli strinsi i capelli e Rigel serrò la mandibola.

Senza riflettere, presa dal panico, lo tirai in piedi con me e poi spinsi

entrambi dentro lo sgabuzzino lì a fianco.

Lo spazio era a dir poco ridicolo e all’istante mi resi conto della

sciocchezza che avevo appena fatto. Rigel non doveva nascondersi. Lui era

l’unico che lì ci poteva stare.

La porta si aprì e dalle fessure metalliche vidi entrare l’infermiera.

«Wilde?» chiamò la donna. Smisi di respirare quando vidi che con lei

c’era anche la preside.

«Eppure era qui», affermò, prima che iniziassero a discutere

dell’accaduto.

Cercai di non far rumore mentre le loro voci riempivano la stanza.

Rigel dietro di me, non emetteva un suono. Se non fosse stato per la

pressione del suo petto contro la mia schiena avrei faticato a immaginare

che alle mie spalle potesse esserci proprio lui, così mansueto e ubbidiente.

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