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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Lei annuì.

«Ha qualcosa di… strano.»

«Di strano?» cercai di capire, aprendo la bottiglietta d’acqua per

portarmela alle labbra.

«Sì. È qualcosa in lui… nel suo comportamento.»

«In che senso?»

«Non te lo so spiegare… Forse è solo una mia impressione. Ma a volte

mi sembra che ti guardi come se ti volesse sbranare…»

Mi strozzai con l’acqua. Tossii forte, dandomi dei colpetti al petto, e

pregai che non notasse il mio disagio.

«Ma che dici…» inghiottii, mentre i miei occhi fuggivano ovunque

tranne che verso di lei. Mi sentii improvvisamente nervosa come un ragno.

Mi ritrovai a mettere a posto i miei quaderni nel tentativo di farmi vedere

impegnata e mi sembrò di avvertire Miki osservarmi con attenzione, almeno

finché Gyle non decise di ricordarle che esisteva ancora.

«Allora?» insisté di nuovo. «Me li presti?»

«No», scoccò lei, secca. «Arrangiati.»

«Oh, dai avanti!» si contrariò Gyle.

«Ho detto di no.»

«Vuoi qualcosa in cambio, non è vero? Forse una bella scopata ti farebbe

anche bene, non credi?»

«Giuro, Gyle, che te le suono in testa con il violino», gli ringhiò Miki.

«Levati dal cazzo!»

«E tu, Dover?»

Sussultai. I miei occhi indifesi scattarono su Gyle, e lui sogghignò

davanti alla mia espressione.

«Tu non li hai degli appunti?»

«Io…» balbettai, mentre il suo sguardo tornava a fissarsi sul buco nelle

mie calze fino a percorrermi le cosce.

«Potresti farmeli vedere…»

Mi sentii bruciare di vergogna quando vidi che Rigel, ora, aveva

sollevato lo sguardo dal libro che stava sfogliando e ci stava fissando

intensamente.

«Sei brava in anatomia?» Gyle si avvicinò al mio viso. «Io scommetto di

sì…»

Qualcosa lo colpì con forza.

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