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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Mi dispiace di non averti risposto», mormorò piano.

Sapevo che si riferiva ai messaggi che le avevo mandato per sapere come

stesse.

«È okay», replicai. Le sfiorai la mano e lei abbassò lo sguardo su quel

gesto. «Se ti andasse di parlarne io sono qui.»

I suoi occhi si sollevarono e mi fissarono dal cappuccio. Non rispose, ma

loro sussurrarono più di quanto lei volesse dire.

«Ehi, Blackford.»

Una mano si appoggiò all’armadietto di Miki senza chiedere il permesso.

Riconobbi un ragazzo della sua stessa sezione, un tipo dai folti capelli

castani che ogni tanto mi ero trovata in classe durante le lezioni condivise.

Lui sorrise in quel modo strafottente che faceva girare la testa a un sacco

di ragazze.

«Oggi il tempo va in base al tuo umore?»

«Puoi fotterti, Gyle.»

Gyle lanciò un’occhiata ilare all’amico che era con sé.

«Ho bisogno degli appunti di scienze», disse senza troppi giri di parole.

«Beh, chi non ne ha bisogno… Quello schizzato di Kryll ci ha messo il test

la prossima settimana. È isterico per quella faccenda dei barattoli pieni di

bestiacce che continuano a sparire dal suo laboratorio… Ma tu gli appunti li

hai tutti, no?»

Lei lo ignorò e lui inclinò il viso.

«Allora?» sorrise sgradevole. «Lo so che non vedi l’ora di farmi questo

favore. In fondo dovresti essere contenta che ci sia qualcuno che si degni di

rivolgerti la parola.»

Miki rimase in silenzio, e gli occhi di lui le scivolarono lungo tutto il

corpo. «Se non ti vestissi sempre con queste felpe da stracciona,» insinuò

ricurvo su di lei, «sai che altri favori potresti farmi?»

Scoppiarono entrambi a ridere e Miki gli assestò una gomitata tra le

costole. Lanciai un’occhiata di disagio alla mia amica e lo sguardo

strafottente di Gyle si spostò su di me.

«Ehi, piccola Dover. Hai un buco nelle calze, lo sai?»

Sgranai gli occhi, e lui mi guardò come se fossi un topolino.

«Intrigante…»

«Finiscila, coglione», ringhiò Miki, mentre io cercavo di tirarmi giù la

gonna per coprire la smagliatura, ma i miei sforzi sembrarono divertirlo.

«Uh… Così si intravede!»

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