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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Te ne sei accorta?»

Alle mie spalle la sua presenza alta e dominante incombeva su di me.

«No», emisi con voce sottile, sentendolo avvicinarsi di più. «Dove?»

Un respiro caldo mi carezzò il collo. L’istante dopo sentii il suo dito

bruciarmi la pelle in un punto appena sotto l’orlo della gonna. Ci premette il

polpastrello, reclinando il volto su di me.

«Qui», disse piano, tra i denti.

Abbassai lo sguardo su quel punto e deglutii.

«È piccolo…»

«Ma c’è», soffiò roco.

«È quasi sotto la gonna», risposi. «Si vede appena…»

«Si vede abbastanza… da farti domandare fin dove prosegue.»

Il suo respiro bollente mi infiammò l’orecchio.

Sentii una nota controversa nella sua voce, quasi un buco come quello, su

una ragazza delicata e innocente come me, fosse in grado di scatenare

strane allusioni nell’immaginazione maschile. Mi sentii avvampare.

Anche nella sua?

«Posso sempre toglierle», proposi senza riflettere. Il respiro di Rigel si

intensificò.

«…Toglierle?»

«Sì», pigolai, mentre il suo petto spingeva contro la mia schiena. «Ne ho

un paio di ricambio che porto sempre con me…»

Le sue labbra mi sfiorarono la curva del collo.

«Posso cambiarle…»

«Mh…» mormorò sulla mia pelle, come smarrito in me.

Quel semplice suono annullò tutto il resto.

La sua attenzione mi scioglieva come cera e, allo stesso tempo, mi faceva

sentire viva, elettrica e febbricitante.

Mi persi in lui, nella tensione che emanava, nel suo calore, nel suo

silenzio, nel suo respiro…

Il suono del clacson mi riportò alla realtà: Anna ci stava aspettando.

Mi morsi il labbro mentre Rigel si scostava e il calore del suo corpo

svaniva dalle mie spalle.

Mi superò, uscendo dalla porta, e nella scia del suo profumo io nascosi

un sospiro che non avrei mai potuto permettere al mondo di sentire.

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