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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Strinsi la sua mano sul mio viso e mi sollevai sulle punte dei piedi. Poi,

con tutta la delicatezza che avevo… chiudendo gli occhi… posai

dolcemente le labbra sulle sue.

Il mio battito martellava contro le costole.

La sua bocca era morbida e compatta, velluto caldo. In uno schiocco

tenue mi staccai e lui rimase pericolosamente immobile.

Non capii che effetto avesse sortito in lui quel gesto. Ma l’istante dopo…

L’istante dopo mi sentii spingere all’indietro, lui che si liberava dalla mia

presa, i miei piedi che inciampavano nei suoi, indietreggiando. Urtai contro

il pianoforte, ma non feci in tempo a sentire il cuore salirmi in gola che

Rigel mi infilò le dita nei capelli e mi reclinò il capo.

Ansimò, mentre i suoi occhi sgranati mi fissavano come se avessi appena

fatto l’ultima cosa che si sarebbe sognato da me. Temetti di vederlo

respingermi, ma il secondo dopo lui mi tirò rudemente a sé e le sue labbra si

schiantarono sulle mie.

Esplose un universo di graffi e stelle, e il mio cuore fu attraversato da una

contrazione fortissima.

Mi aggrappai a lui con mani instabili, travolta da quell’impeto

prepotente. I battiti accelerarono, i respiri si mischiarono e io sentii tutta la

mia anima urlare il suo nome.

E Rigel mi baciò…

Mi baciò come se il mondo stesse per crollare.

Mi baciò come se fosse la sua sola ragione di vita, l’unico motivo per

smettere di respirare.

Le sue dita tremarono tra i miei capelli, scesero sulle mie spalle, dietro il

mio collo, mi toccarono e mi strinsero forte come se avessi potuto

dissolvermi da un momento all’altro. Gli strinsi i polsi per fargli capire che

non me ne sarei andata più. Che per quanto il mondo gridasse di no, noi ci

appartenevamo fino all’ultimo respiro. E non importava quanto fossimo

rovinati, imperfetti o sbagliati. Eravamo soltanto nostri.

Lo sfiorai con gesti timidi e incerti, e l’innocenza del mio tocco sembrò

mandarlo fuori di testa. Con un ansito mi afferrò il fianco, stropicciò la

stoffa che aderiva al mio corpo e poi mi premette con possesso a sé, la

bocca calda e avida che mi baciava con prepotenza. Mi morse le labbra

gonfie fino a togliermi il respiro, e ogni bacio era un morso, ogni bacio era

una tortura dolce di denti e lingua e respiri bruciati.

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