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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Hai detto che avremmo parlato…» tentai, ma il suo corpo strisciò contro

il mio vestito.

«Parlare?» sussurrò premendosi contro di me. «Non c’è bisogno di

parlare…»

Voltai il viso cercando di nasconderlo contro la spalla, ma non servì. Le

sue labbra trovarono lo stesso le mie, coprendole completamente.

Mi baciò contro il bancone della cucina, il sapore dell’alcol che si

mischiava al mio respiro. La sua bocca umida inseguì la mia, quasi

soffocandola, e inutili furono i miei sforzi di farlo smettere.

«No… Lionel!» Spinsi forte contro il suo petto, cercando di divincolarmi

da qualcosa che non volevo, ma la sua mano salì al mio viso per baciarmi

più a fondo. Le sue dita si ancorarono ai miei capelli per tenermi ferma e mi

ritrovai incapace di muovermi. «Ti prego…»

Lui non mi ascoltò. Fece l’unica cosa in grado di spezzarmi. Catturò

entrambi i miei polsi. E li strinse.

E la realtà precipitò.

Una scarica mi percorse la spina dorsale, una paura antica e viscerale mi

schiacciò il cuore contro le costole e rantolai.

La costrizione, il panico, le cinture sui polsi, le braccia bloccate. La

cantina buia. Il mio corpo si contrasse, l’anima si rivoltò. I miei occhi si

spalancarono e i pensieri urlarono come impazziti.

Ci fu uno scricchiolio fortissimo quando Lionel mi lasciò andare.

Uno scroscio aranciato lo inondò e il bicchiere di plastica rotolò a terra,

squarciato in più punti. Strattonando il braccio, avevo afferrato la cosa più

vicina e gliela avevo tirata contro il viso.

Lo fissai con occhi sbarrati e sconvolti, prima di fuggire via.

Abbandonai la cucina e mi spinsi tra la gente per uscire da quella casa,

per lasciarmi alle spalle il terrore che mi si era appiccicato alle ossa.

Il cuore mi assordava. Mi sentivo gelida, umida e scivolosa. La realtà mi

martellò intorno e il malessere mi chiuse la gola, avvelenandomi con

sensazioni familiari.

Mi sembrò di soffocare tra tutti quei corpi che mi premevano addosso,

finché, d’improvviso, un urlo non mi strappò a me stessa e non mi fece

trasalire.

Mi voltai insieme a tutti gli altri. E mi paralizzai.

Vidi una macchia scura svolazzare nell’aria.

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