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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Miki lasciò la porta chiusa, e io rimasi appesa alla maniglia con gli occhi

fissi sul battente e il bisogno di vederla.

«Signorina», mi chiamò una voce.

Mi voltai, ed Evangeline mi rivolse un’espressione dispiaciuta.

«La macchina la sta attendendo per portarla dove desidera.»

Lo sguardo angosciato che le rivolsi fu una muta richiesta che non riuscii

a trattenere.

«Io vorrei vedere Miki…»

«La signorina preferisce non vedere nessuno ora», rispose lentamente,

rivolgendomi uno sguardo che diceva più di mille parole. «Ha riferito però

all’autista di portarla all’indirizzo designato. L’auto la sta aspettando nel

viale.»

Non volevo andarmene così, senza nemmeno vederla. Evangeline

congiunse le mani in grembo, costernata.

«Mi spiace.»

Abbassai gli occhi prima di ripuntarli sulla porta. Rimasi impotente a

osservare la stanza chiusa, dopodiché mi arresi a seguirla giù per le scale.

Evangeline mi allungò la giacca, che appallottolai contro il petto; infine,

dopo avermi augurato buona giornata, mi aprì la porta e mi invitò alla

macchina.

Edgard mi aprì la portiera. Lo ringraziai e mi accomodai sul sedile

posteriore, poi lo scricchiolio della ghiaia ci accompagnò fino ai cancelli.

Mi voltai a lanciare un’ultima occhiata alla casa. In un baleno, svanì

dietro le fronde dei cipressi.

Arrivai davanti a casa di Lionel con le unghie affondate nel vestito e la

musica che da fuori faceva vibrare l’abitacolo della macchina; mi ritrovai a

fissare la gente che affollava il giardino senza riuscire a muovermi.

«Non è l’indirizzo giusto?» mi chiese Edgard.

«Sì… Sì, è questo.»

Mi sentivo inchiodata a quel sedile, come se il mio cuore avesse messo le

radici. Tuttavia lo sguardo in attesa di Edgard mi fece provare la giusta dose

di imbarazzo per spingermi ad aprire la portiera.

Scesi nel buio della strada, rischiarato dai lampioni.

Gente affollava il marciapiede e la musica era talmente alta che sentivo a

malapena i miei pensieri; in quella ressa di ragazzi a petto nudo, casse di

birra e urla, io mi sentii inadeguata nel mio vestito confezionato con cura.

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