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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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26. Mendicanti di favole

“Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo.

Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia

e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti.”

Pablo Neruda

Billie rimase in silenzio per ore. Fissò il vuoto con le lacrime rapprese e lo

sguardo rovinato dal pianto.

Non potevo immaginare cosa stesse provando in quel momento. Nei suoi

occhi, probabilmente, stava passando l’amicizia di una vita.

Avrei voluto confortarla. Dirle che tutto sarebbe tornato come prima.

Ma forse la verità era che c’erano cose destinate a cambiare, nonostante i

nostri sforzi. Cose che mutavano inevitabilmente, perché la vita segue il suo

corso.

«Sto bene», disse quando una mia carezza le ricordò che ero ancora lì.

Per quanto mi sforzassi di crederle, sapevo che non ci credeva nemmeno

lei.

«Lo so che non è così», risposi. «Non… devi fingere.»

Billie chiuse gli occhi. Scosse piano la testa, come una marionetta

sbeccata.

«È che… non ci posso credere.»

«Billie, Miki…»

«Ti prego, io…» mi interruppe distrutta. «Non ho voglia di parlarne.»

Abbassai il viso.

«Non l’ha fatto per pietà», sussurrai comunque, senza guardarla. «La

rosa… Non è stato per compassione. Lo sai che non l’avrebbe mai fatto per

questo.»

«Io non so… più niente.»

«Quello che è successo non deve mettere in dubbio tutta la vostra

amicizia», cercai i suoi occhi. «Il vostro rapporto è sempre stato vero,

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