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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Come?» inghiottii.

«Avete capito bene!» replicò lei, felice. «Sono uscita stamattina per fare

la spesa, e mentre attraversavo il parco mi ritrovo ‘sto bassotto che per poco

non mi fa inciampare… Cielo! Arriva questo ragazzo, e niente, tra una cosa

e l’altra ci mettiamo a parlare… e scopro che viene a scuola con noi! Fatto

sta che stiamo insieme tutta la mattina a chiacchierare, mi accompagna

anche a fare la spesa. E dopo che abbiamo riso e scherzato sapete lui che mi

dice? Che era felice che Findus, il suo bassotto, fosse inciampato proprio in

me, perché così aveva trovato una scusa per potermi parlare… Dice che

voleva farlo da tanto, ma era troppo timido per farsi avanti… E lì, beh, mi si

è accesa la lampadina!» I suoi occhi brillarono. «Gli ho chiesto se per caso

fosse lui a regalarmi la rosa. Insomma, sono andata dritta al punto! Allora

lui mi ha chiesto quale rosa. “La rosa bianca”, gli ho spiegato io, “quella

che mi arriva in anonimo tutti gli anni”… e beh, lui che ha detto? Sapete lui

che ha detto? Ha detto sì!»

Billie attese una reazione festosa che però non arrivò.

Non riuscii a guardare l’espressione sul volto di Miki. Mi schiarii la voce

e presi parola.

«Sei… sicura? Insomma, sei proprio certa che…»

«Sì! Senza ombra di dubbio! Dovevi vedere com’era imbarazzato, non

riusciva a guardarmi in faccia!» Batté le mani, con i capelli elettrici

dall’emozione. «Ma ci pensate? È lui! Avreste mai detto che ci sarei

praticamente inciampata addoss…»

«No.»

Miki accanto a me era ancora immobile. Eppure qualcosa in lei si era

appena incrinato.

«Non è lui.»

«Anche io stento a crederci! Giuro, non avrei mai pensato che un tipo

così carino…»

«No», disse ancora Miki. «Ti ha mentito.»

«Mh-mh!» Billie scosse la testa con un sorriso. «No! Me lo ha proprio

detto chiaro e tondo…»

«E tu gli credi? Credi a uno sconosciuto?»

«Perché non dovrei?»

«Forse perché è esattamente quello che volevi sentirti dire!»

Billie sbatté le palpebre, esitando.

«…E se anche fosse?» chiese piano. «Che c’è di male?»

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