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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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D’improvviso la porta alle nostre spalle si spalancò, e io sussultai: tutte e

tre ci voltammo e davanti a noi comparve un pezzo d’uomo imponente

come una montagna.

Aveva le spalle squadrate da un completo d’alta sartoria, l’eleganza

impressa sui lineamenti aristocratici; i capelli erano scuri e brizzolati, e la

mandibola severa era squadrata da una barba curata al millimetro, sopra cui

spiccavano due occhi dal taglio rapace.

Non ebbi dubbi: era il padre di Miki.

I suoi occhi glaciali si piantarono su di noi e io rabbrividii. Sentii

l’impulso di farmi piccola sotto il suo sguardo. Lui gonfiò il petto e poi…

«Paperotta!» cinguettò, raggiante.

Ci corse incontro con le braccia spalancate.

Lo fissai scioccata quando raggiunse Miki e l’avvolse in un abbraccio

stritolante, facendola vorticare come una bimba. Sorrise, estasiato, e le sue

grandi mani le carezzarono amorevolmente la testa.

«Paperottina mia, come stai? Sei tornata!» Strusciò la guancia contro la

sua. «Da quanto non ci vediamo?»

«Da colazione, papà», rispose Miki, strapazzata come una bambola. «Ci

siamo visti stamattina.»

«Mi sei mancata!»

«E ci rivedremo anche a cena…»

«Mi mancherai!»

Miki sopportò con pazienza le attenzioni di suo papà, mentre io fissavo

sconcertata l’uomo che fino a un momento prima mi aveva terrorizzata con

uno sguardo. Lo stesso che ora stava coccolando sua figlia con la vocina

che usava Norman quando tentava di vezzeggiare Klaus.

«Oh, Marcus, su, lasciala respirare!»

Una donna splendida avanzò verso di noi, e solo in quel momento capii

che tanta grazia non poteva essere dipinta su una tela.

La mamma di Miki era una donna di una finezza rara. Le sue movenze

sembravano argento liquido e scivolava sul pavimento quasi come un

profumo, setosa e bellissima.

Miki le somigliava molto.

«Wilhelmina», la donna sorrise a Billie. «Ciao, che bello rivederti.»

«Buongiorno, Amelia!» rispose la mia amica.

Miki approfittò di quel momento per presentarmi.

«Mamma, papà, lei è Nica.»

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