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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Cercai l’auto della nonna di Billie, ma non la vidi. In compenso notai una

macchina con il motore acceso e mi avvicinai, bloccandomi però quando

scorsi alla guida un uomo che non avevo mai visto.

«Nica! Siamo noi! Sali!» Billie sventolò la mano dal finestrino.

«Ce ne hai messo di tempo», mi rimbeccò, mentre mi accomodavo

titubante sul sedile.

Miki, vicina al finestrino, mi rivolse un cenno di saluto.

«Scusate», risposi. La macchina partì e io mi sporsi verso il posto del

guidatore con un sorriso esitante. «Salve… Io sono Nica.»

L’uomo al volante incrociò distrattamente il mio sguardo nello

specchietto e poi tornò a fissare la strada. Mi ritrassi, confusa, e Billie

schiaffeggiò l’aria.

«Non parla mai mentre guida.»

Lanciai a Miki un’occhiata cauta.

«Mi spiace di avervi fatto aspettare. È tuo nonno?»

Billie scoppiò in una risata che mi fece sobbalzare. La guardai smarrita e

in quel momento mi accorsi che invece di dirigersi a sud della città, come

avevo creduto, l’auto stava andando verso nord.

Avevo sempre saputo poco di Miki. A scuola si faceva venire a prendere

ogni volta dove gli altri non potevano vederla, forse perché qualcosa, nella

sua condizione familiare, le provocava imbarazzo. Credevo che si sentisse

in difetto rispetto alle ragazzette benestanti della nostra scuola, ma quando

la macchina ballonzolò un po’ e infine si fermò davanti a casa sua… capii

di essermi sbagliata di grosso.

«Arrivati!» cinguettò Billie.

Davanti a me, una villa immensa si stagliava in tutta la sua imponenza.

Colonne massicce sorreggevano una terrazza circolare in perfetto stile

liberty, d’un bianco accecante. Una spaziosa scalinata si apriva sul viale

costeggiato da cipressi, arricciandosi in due felini scolpiti nella pietra che

sorvegliavano l’entrata, silenziosi e fieri. Tutto intorno uno splendido

giardino si espandeva in un tripudio di fiori.

«Tu vivi qui?» gracchiai mentre Miki scendeva dalla macchina con la

gomma in bocca e le mani affondate nei tasconi della felpa.

Lei annuì, sfilandomi accanto, e io la fissai basita. Poco lontano, un

giardiniere stava livellando una siepe a forma di puledro impennato.

«Vieni!»

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