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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Fissai il cellulare con la bocca dischiusa. Mi lasciai ricadere sul

materasso e trattenni un sospiro.

Billie aveva preso quell’idea della festa con troppa esuberanza.

Io non ero dello stesso avviso, ma avevo accettato di andarci solo per

parlare con Lionel e chiarire con lui. Tuttavia poco dopo uscii dalla mia

stanza con le dita strette attorno allo zaino e lo sguardo appena un po’

spento.

Quando mi ritrovai nel corridoio mi resi conto di non riuscire ad alzare il

viso.

La sua porta… era lì. A pochi metri.

E prima che qualcosa dentro di me potesse riprendere a contorcersi in

quella maniera dolorosa, mi allontanai e imboccai le scale. Scesi di sotto e

mi avviai all’ingresso a viso basso, perché tutto sembrava chiedermi di lui.

Lo sentivo attorno a me.

Era nell’aria come qualcosa di invisibile ed essenziale.

Intravidi il pianoforte in fondo e distolsi subito lo sguardo. Raggiunsi la

porta, impaziente per la prima volta di uscire da quella casa, ma mi si aprì

davanti al naso.

«Nica!» Anna sbatté le palpebre. «Oh, scusa… Stai uscendo adesso?»

Mi affrettai a farla passare.

«Le tue amiche sono già arrivate?»

Le avevo detto che sarei uscita, così annuii. La aiutai con un paio di buste

e lei mi sorrise.

«Grazie.»

Prima che potessi imboccare la porta, mi posò un bacio delicato tra i

capelli. La osservai spaesata, e lei mi rivolse un sorriso dolcissimo.

Improvvisamente mi sentii assalire da un sentimento colpevole e disperato:

Anna non sapeva quanto mi sentissi spaccata a metà. Non sapeva a cosa

stavo rinunciando perché avevo bisogno di lei…

Abbassai il volto, mordendomi il labbro.

«Vado», mormorai impacciata. Uscii di casa frettolosamente, cercando di

inghiottire i pezzi del mio cuore.

«Noi siamo fabbricanti di lacrime…»

No, scacciai con urgenza mentre mi incamminavo lungo il vialetto.

Eppure la sua voce rimase con me, dentro il mio sangue, un sussurro che

non se ne sarebbe andato.

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