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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Come avrei fatto a guardarlo d’ora in avanti?

Come avrei fatto a sopportare di averlo intorno senza toccarlo?

Senza sognarlo, stringerlo, desiderarlo?

Come avrei fatto a vedere l’amore negli altri, quando era il suo cuore

sgualcito l’unico che volevo?

Come avrei fatto a considerarlo mio fratello?

Mi sentivo spaccata a metà.

Ero persa.

Nascosi la testa tra le ginocchia e sentii la vita prendersi gioco di me.

“Che pezzo sceglieresti del tuo cuore?” sembrò sussurrarmi meschina.

“Puoi vivere solo con uno, perché l’altro poi inevitabilmente muore. Che

pezzo sceglieresti?”

Mi sentivo confusa, fragile e affranta.

Ero oltre il punto di non ritorno. Ed era troppo tardi per tornare indietro.

Non mi accorsi nemmeno che mi stava vibrando il cellulare. Infilai la

mano in tasca e lo sfilai.

Un messaggio lunghissimo riempiva lo schermo illuminato. Tra le

palpebre umide riuscii a malapena a sbloccarlo.

Era Lionel. Si scusava per quello che era successo, per essere venuto nel

cuore della notte sotto casa.

C’erano veramente tante, troppe parole. Non riuscii ad assorbirne

nemmeno una. Ero esausta.

Fissai lo schermo e in quel momento lui mi chiamò. Guardai il suo nome

lampeggiare e non ebbi la forza di rispondere.

Non volevo parlare con lui. Non in quel momento.

So che ci sei, mi scrisse quando vide che non rispondevo. Mi

aveva vista online. Ti prego, Nica, rispondimi…

Mi chiamò ancora. Una, due volte. Alla terza reclinai il capo all’indietro

e chiusi gli occhi. Accettai la chiamata con un sospiro.

«Lionel, è tardi», sussurrai sfinita.

«Mi dispiace», disse subito, forse per paura che riattaccassi.

Sembrava disperato e sincero.

«Scusami, Nica… Non avrei dovuto comportarmi così. Ho reagito in

modo avventato e ci tenevo a dirti che mi dispiace…»

Non era il momento per parlarne. Non riuscivo nemmeno a concentrarmi.

Dentro mi orbitava un mondo in pezzi e non ero in grado di vedere oltre

quello.

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