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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Non so che farmene delle tue promesse», ringhiò ferito.

Nica distolse lo sguardo, colpevole e afflitta. Abbassò il viso e non poté

vedere la tristezza dolorosa con cui la guardarono i suoi occhi neri.

Rigel sentì addosso l’ennesima cicatrice quando le lacrime le rigarono le

guance. Rimase fermo, i pugni tremanti lungo i fianchi, e realizzò che

restare impassibile davanti a lei fu forse il gesto più coraggioso che avesse

mai fatto.

Ecco che lei se ne andava. Di nuovo.

Ecco che lui tornava a essere il lupo.

Ripercorrevano gli stessi binari.

Camminavano sullo stesso percorso.

Ma con più dolore questa volta. Con più fatica.

Non sarebbe mai stato come prima.

Nulla sarebbe più stato lo stesso.

«Non ti lascerò solo mai più.»

Sentii quella promessa infestarmi l’anima mentre scappavo via.

Da lui. Da me stessa. Da ciò che eravamo.

Era tutto sbagliato.

Io. Rigel.

La realtà che ci legava.

Ciò che provavo.

Ciò che non provavo.

Tutto.

Scesi le scale, imboccai la cucina e raggiunsi la porta sul retro.

Finii nel giardino. Cercavo sempre la natura, l’aria aperta e il verde

quando mi sentivo soffocare. Mi sembrava l’unico modo per respirare.

Il buio della notte mi avvolse e io mi appoggiai al muro, scivolando

lentamente giù.

Davanti a me rividi solo i suoi occhi. Le sue iridi scure, il modo in cui mi

avevano guardata. La mia promessa che si spezzava nel suo sguardo,

spegnendo quella luce…

Eppure glielo avrei detto ancora. Glielo avrei giurato per sempre, perché

una parte di me sapeva che non avrebbe mai potuto mentire, non a quegli

occhi.

*

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