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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Sentì il tarlo muoversi, spingerlo per sfiorarla, toccarla, baciarla. Strinse i

pugni con impotenza. Per un momento desiderò strapparsi il cuore e

gettarlo via. Lo sapeva che poteva solo incolpare se stesso. Quella, in

fondo, era la dolorosa punizione per l’errore che aveva commesso.

Suonare il pianoforte quel giorno al Grave.

Farsi scegliere.

Restare con lei.

Era stato un atto di puro egoismo, un gesto disperato per non perderla. E

ora ne avrebbe pagato il prezzo per sempre.

«Io non ci sto nella tua favola perfetta», sussurrò con un’amarezza

sofferente.

Avrebbe voluto odiarla. Avrebbe voluto strapparsela dall’anima, liberarla

da se stesso, smettere di sperare.

Ma ce l’aveva incisa sul cuore.

E ci aveva provato a piegarsi all’amore, ma si era reso conto di non saper

amare che così, in quella maniera disperata e logorante, fragile e ritorta.

Gli occhi splendenti di Nica lo guardarono distrutti, e Rigel capì che non

sarebbe mai stata sua.

Non l’avrebbe mai stretta.

Non l’avrebbe mai baciata, sentita, respirata.

Lei sarebbe sempre stata irraggiungibile.

Ma tanto vicina da fare male.

In quel momento capì che non ci sarebbe mai stato un lieto fine. Non per

lui. Comprese con amarezza che doveva ferirla, così lei sarebbe andata via,

lontana dal disastro che era. Doveva ferirla perché dentro aveva troppo

dolore, troppi rimpianti per ammettere a se stesso quanto desiderava che lei

lo scegliesse.

La voleva con tutto se stesso. Ma più di tutto voleva vederla felice.

E se la sua felicità era la famiglia, allora le avrebbe facilitato la scelta.

«Vattene. Torna dal tuo amichetto. Sono sicuro che non veda l’ora di

riprendere da dove vi eravate interrotti.»

«Non farlo», Nica strinse gli occhi. «Non indurmi ad odiarti, perché non

ci riusciresti.»

Rigel scoppiò in una risata odiosa, sforzandosi di renderla credibile.

Cazzo se gli faceva male ridere così. Era come farsi divorare dal dolore.

«Credi che ti voglia intorno? Che voglia la tua stupida gentilezza?»

Non avrebbe mai sopportato di averla accanto come una sorella. Mai.

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