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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Ricordavo il suo compleanno perché era l’unico che la tutrice avesse mai

festeggiato. Ricordavo Rigel con la candela di un dolcetto a rischiarargli il

viso, da solo, seduto al tavolo della mensa…

«Volevo fargli una sorpresa», mormorò Adeline. «Ma avrei dovuto

immaginare che non avrebbe reagito come credevo.»

Il ricordo di quel bacio fu come un pugno sul cuore. Puntai lo sguardo

lontano da lei, incapace di guardarla. Non mi accorsi di avere le mani strette

sulle ginocchia.

«Per lui non è mai stato un giorno da festeggiare. Rigel… non ha mai

amato queste attenzioni», dissi piano.

«No, Nica… Non è per questo.» Adeline abbassò lo sguardo,

malinconica. «È per via di quello che ha passato.»

Le lanciai un’occhiata di sottecchi, colpita, e lei mi osservò triste.

«Tu davvero non ci hai mai pensato?»

Rimasi aggrappata agli occhi di Adeline, poi…

Poi capii. Capii quanto ero stata sciocca.

Ciò che aveva passato… l’abbandono dei suoi genitori.

«Il giorno del suo compleanno… il giorno in cui lo hanno trovato, gli

ricorda la notte in cui la sua famiglia non lo ha voluto», confermò Adeline.

Lo avevo sempre frainteso. Lo avevo sempre visto dentro la sua teca

lucida e perfetta, associando la sofferenza a quello che Lei ci faceva e

sapendo che lui non poteva capire.

Ma io? Io cosa avevo mai capito di lui?

«Rigel non è come noi», Adeline mi guardò con necessità. «Non lo è mai

stato… Noi abbiamo perso le nostre famiglie, Nica, ma loro non volevano

lasciarci. Noi non possiamo capire cosa voglia dire essere rifiutati dai propri

genitori e lasciati dentro una cesta senza nemmeno un nome.»

La diffidenza continua. L’atteggiamento disilluso.

L’assenza di legami, la corazza per respingere il mondo.

Il suo carattere aggressivo e restio.

Incapacità, solitudine, rifiuto. Sintomi.

Rigel aveva la sindrome da abbandono. Era un trauma che si portava

addosso da sempre. Ci era cresciuto dentro fino a fondersi con quella realtà.

I segnali c’erano. Io, però, non ero stata in grado di coglierli.

Adeline sembrò comprendermi. «Lui non farà mai vedere quanto

sanguina», disse. «Rigel maschera tutto… Trattiene continuamente, ma

dentro… ha un’anima così aperta al dolore e ai sentimenti da fare paura. A

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