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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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psicologo. Non gli… ho raccontato di Lei. Non gli ho detto propriamente di

Margaret, ma parlare in qualche modo mi ha fatto bene.» Scosse piano la

testa. «Ma Nica… Tu eri molto piccola quando hai iniziato a subire quelle

cose. Ognuno di noi assimila le proprie esperienze in modo diverso.

Soprattutto quelle traumatiche. Ognuno di noi le vive a modo suo. È

differente per ciascuno. Guarda Peter… Lui non si è mai ripreso.»

Mi mordicchiai nervosamente le cuciture dei cerotti, e la mia coscienza le

diede ragione. Lei non se n’era andata. La sua presenza era ancora vivida.

Non tutti avevamo riportato gli stessi traumi, ma nessuno di noi era più

stato lo stesso.

«Da queste cose non si guarisce mai da soli.»

Ma la domanda era…

Da queste cose si guarisce?

Una mano mi allontanò delicatamente le dita dalla bocca. Adeline sorrise

intenerita.

«Hai ancora l’abitudine di mordicchiarti i cerotti quando sei nervosa.»

Arrossii imbarazzata e abbassai lo sguardo. Era un vizio che mi portavo

addosso fin da bambina.

«È per questo che sei venuta?» domandai riprendendo il discorso.

«Perché hai saputo quello che è successo?»

A quelle parole Adeline distolse lo sguardo; improvvisamente mi sembrò

a disagio.

«No… In realtà ero venuta per un altro motivo. Mi è tornato in mente la

settimana scorsa… e ho pensato di venire. Di venire per Rigel.»

Il mio stomaco si contrasse.

«Per… Rigel?»

«Non ti ricordi? Domani è il suo compleanno.»

Precipitai dalle nuvole. Ammutolii e mi mancarono le parole.

Il compleanno di Rigel.

Il dieci marzo.

Come avevo fatto a dimenticarlo?

Sprofondai in quella consapevolezza con gli occhi ancora fissi su

Adeline.

In realtà, quello non era veramente il giorno in cui era nato ma quello in

cui lo avevano trovato davanti al Grave. Non erano mai riusciti a risalire

con esattezza alla data precisa, così avevano battezzato quella notte.

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