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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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terra i dossier. Le cartelline si aprirono e i fogli si sparpagliarono

dappertutto.

Mi chinai per aiutarla quando, d’improvviso, mi ritrovai in mano un

foglio con sopra la foto di Rigel.

Senza volerlo, i miei occhi catturarono alcuni termini: “sintomi”,

“incapacità”, “rifiuto”, “solitudine” e…

«Grazie, Nica», Anna mi prese i fogli e li rimise nel fascicolo.

La fissai senza vederla, annebbiata. Non replicai nemmeno. Quelle parole

vorticarono dentro di me creando disordine.

Incapacità. Rifiuto. Solitudine… Sintomi?

Di che sintomi parlavano? E perché su di lui c’erano così tante pagine?

I pensieri mi affollarono la mente e non riuscii a ragionare. Quei dettagli

mi parlarono, misero insieme pezzi e ne scoprirono altri. Ognuno era un

tassello del mistero di Rigel. Ognuno, forse, componeva la sua anima…

Sarei finalmente stata in grado di leggerla?

Adeline venne a trovarmi quel pomeriggio.

Le aprii la porta e lei entrò con rispetto. Fu talmente strano farle strada

dentro casa che fui costretta a voltarmi per guardarla in viso.

Non riuscivo a credere che fosse lei. Che fosse lì.

Mi fermai nel salotto, impacciata, e i suoi occhi mi osservarono,

improvvisamente carichi di emozioni.

«Vuoi… qualcosa da bere? Anna ha fatto il tè», mormorai torcendomi le

mani. «So che… beh, una volta ti piaceva tanto… Se ti va, posso…»

Non finii di parlare che una ventata d’aria mi investì.

Adeline mi abbracciò e io rimasi immobile, sbalordita. Sprofondai in

quel calore inaspettato, e sentire le sue mani aggrappate alle mie spalle mi

incendiò d’improvviso il petto. La nostalgia esplose tutta lì, tutta d’un colpo

tra le sue braccia: mi ritrovai a stringerla di rimando, come un pezzo che

non aveva mai smesso di completarmi.

«Non sapevo che ti avrei trovata qui», sussurrò tremula.

Mi resi conto di quanto mi fosse mancata. Mi sembrò che qualcuno mi

avesse appena restituito un ingranaggio essenziale del mio cuore.

Il giorno che Adeline era stata trasferita in un altro istituto il mio mondo

aveva perso la sua ultima luce.

«Come sei cresciuta…» Mi tolse i capelli dal viso per osservarmi meglio.

Non potei che pensare lo stesso di lei.

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