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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Cercai di intravedere questa fantomatica amica di cui mi aveva parlato

tutta la mattina, ma non feci in tempo a distinguerla che lei cominciò a

tirarmi per la bretella dello zaino, trascinandomi tra la gente.

«Vieni, Nica! Vieni a conoscerla!»

Cercai goffamente di starle dietro, ma riuscii solo a farmi pestare i piedi.

«Oh, vedrai, ti piacerà!» mi confessò trepidante. «Miki sa essere davvero

dolce. È tanto sensibile! Te l’ho già detto che è la mia migliore amica?»

Cercai di annuire, ma Billie mi diede un altro strattone, esortandomi a

muovermi. Quando dopo tante spallate raggiungemmo la sua amica, lei

prese la rincorsa e le si fermò dietro con un piccolo saltello.

«Ehilà!» trillò, raggiante. «Come è andata a lezione? Hai fatto

educazione fisica con quelli della sezione D? Lei è Nica!»

Mi spinse in avanti, e per poco non mi appiccicai col naso all’anta aperta

dell’armadietto.

Una mano spuntò sul metallo e la spostò.

Dolce, aveva detto Billie, e io mi preparai a sorridere.

Davanti ai miei occhi comparve uno sguardo pesantemente truccato.

Apparteneva a un volto attraente e un po’ spigoloso, dove spessi capelli neri

finivano sotto il cappuccio di una felpa larga. Un piercing ingabbiava il

sopracciglio sinistro, e le labbra erano intente a ruminare una gomma.

Miki mi guardò senza interesse, squadrandomi un istante; poi inforcò la

bretella dello zaino e chiuse l’anta con un colpo che mi fece sussultare. Ci

diede le spalle e si allontanò per il corridoio.

«Oh, tranquilla, fa sempre così», cinguettò Billie, mentre io rimanevo

fossilizzata e con gli occhi sbarrati. «Fare amicizia con quelli nuovi non è il

suo forte. Però sotto sotto è una gran tenerona!»

Sotto… quanto?

La guardai con aria un po’ spaurita, ma lei liquidò la questione e mi

convinse a proseguire; ci avviammo verso la porta nel caos di studenti, e

quando raggiungemmo l’entrata Miki era lì. Fissava le ombre delle nuvole

rincorrersi sul cemento del cortile fumando una sigaretta, lo sguardo

assorto.

«Che bella giornata!» sospirò Billie, gaia, tamburellando le dita sulla

macchina fotografica. «Nica tu dove abiti? Se vuoi nonna può darti un

passaggio… Oggi fa le polpette e Miki mangia da me.»

Si voltò verso di lei.

«Mangi da me, vero?»

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