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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Oh, Rigel…» sentì mormorare. «Che cosa hai combinato?»

Rigel non riuscì a guardarla. Provava già troppo avvilimento per

sopportare quel tono rassegnato.

Aveva gli occhi di lei incastrati nelle pupille, come un marchio che non

avrebbe mai smesso di bruciare.

«Perché sei qui?» sputò contrariato, convogliando la sua frustrazione

sulla ragazza accanto a sé.

Adeline esitò prima di rispondere.

«Pensi che mi sia dimenticata che giorno è dopodomani?» Lo disse quasi

con dolcezza, un tentativo di smorzare quella tensione che lui però stroncò

con un’occhiata.

Lei abbassò lo sguardo.

«Ho saputo di Peter», ammise. «Un poliziotto è venuto a farmi delle

domande… Mi ha chiesto di Margaret. Ha detto che stava rintracciando tutti

i ragazzi che erano all’istituto prima che lei venisse dimessa. Da lui ho

saputo che non eri più al Grave. E ora capisco perché.»

Calò un silenzio che sapeva di colpa, di errori contati sulla punta delle

dita fino a perdere il conto, e Rigel lo sentì come qualcosa di inevitabile.

«Lei lo sa?»

«Sa cosa?» sibilò lui restio, ma quella rabbia velenosa si scontrò

impotente su un muro: occhi pieni di una verità dolorosa.

Perché Adeline sapeva. Adeline aveva sempre saputo.

Perché Adeline lo aveva sempre guardato con quell’interesse che lui non

aveva mai ricambiato, condannato a un amore inossidabile ed eterno.

Perché lei lo aveva sempre seguito con gli occhi, all’istituto, solo per

vederlo guardare Nica.

«Che ti sei fatto scegliere per restare con lei.»

Rigel schioccò i denti con uno scatto velenoso. Il suo corpo era teso e

rigido e non la guardava, ma tacque comunque perché rispondere sarebbe

equivalso ad ammettere l’unica colpa che non poteva negare.

Dentro il tarlo lo stava uccidendo: Nica aveva visto Adeline che lo

baciava e quel pensiero non gli dava pace. Si ricordò della carezza sulla sua

guancia, del modo in cui lo aveva sfiorato, e fu ancora più doloroso quando

si rese conto che dentro di lui si era accesa una speranza. Una speranza che

lei potesse in qualche modo volerlo, che potesse ricambiare quel sentimento

così disperato.

«Non gliene farai parola», ordinò lui inflessibile. «Restane fuori.»

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