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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«So che sei stato tu a riportarmi a casa.»

Rigel si irrigidì. Rimase immobile, quasi in attesa.

«Sei stato tu a trovarmi…» un sorriso sbiadito mi addolcì le labbra. «Tu

mi trovi sempre.»

«Posso solo immaginare quanto la cosa ti disturbi.»

«Voltati», sussurrai.

I polsi virili emanavano forza e tensione. I nervi erano tirati.

Dovetti chiederglielo un’altra volta prima che si decidesse ad ascoltarmi.

Molto lentamente, la stoffa scivolò via dalle mie dita, e con un movimento

interminabile Rigel si voltò verso di me. E io sentii una stretta al cuore

quando i miei occhi si posarono sul suo viso.

Aveva un brutto graffio sullo zigomo. La pelle era arrossata. Dovevano

essere stati gli anelli di Asia quando lo aveva schiaffeggiato.

Perché?

Perché nascondeva qualsiasi dolore senza mai lasciarsi capire?

D’istinto sollevai la mano. I suoi occhi ci scattarono sopra, prima di

tornare su di me; la osservò da sotto i capelli scuri, restio, come se intuisse

le mie intenzioni e allo stesso tempo ne fosse spaventato.

Rigel sembrò trattenersi più volte dall’istinto di ritrarsi e allontanarsi, ma

io mi mossi piano, fragile e perdutamente ostinata. Mi sollevai in punta di

piedi per poterlo raggiungere e trattenni il fiato. Con il cuore colmo di

speranza, e con tutta la delicatezza di quel gesto… sfiorai la sua guancia.

Toccai la sua pelle e i suoi occhi scesero di scatto su di me, vulnerabili e

sperduti.

Di nuovo vidi quella esplosione di emozioni, di nuovo mi inondarono

con i bagliori di galassie sconosciute. Strinsi nel petto il respiro che avevo

trattenuto e, senza staccare lo sguardo dal suo, lasciai aderire il palmo alla

sua guancia.

Era calda. Morbida e compatta.

Avevo paura di spaventarlo, di vederlo respingermi e allontanarsi. Ma

non successe. Mi persi dentro i suoi occhi e annegai in quell’oceano nero e

profondo.

Attimi dopo… i pugni che aveva stretto si sciolsero piano. Le nocche si

rilassarono, le dita persero tensione. Ci guardammo occhi negli occhi, e sul

suo volto vidi una arrendevolezza che mi incrinò il cuore. Un sospiro gli

uscì a labbra chiuse, tanto fioco e sofferto che lo udii a stento.

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