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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Il detective non aveva mai potuto vedere la tutrice muovergli le piccole

dita sui tasti con negli occhi quella luce che non aveva mai riservato a

nessuno.

Non aveva potuto vederli entrambi, seduti sul panchetto, con lui che

dondolava le gambe troppo corte e lei che gli regalava un biscotto ogni

volta che riusciva ad eseguire un accordo.

«Sei figlio delle stelle», gli sussurrava con una voce che non sembrava

neanche sua. «Sei un dono… Un piccolo, piccolo dono.»

Il detective non poteva sapere che la tutrice non avrebbe mai potuto avere

figli, e Rigel, così solo e abbandonato, era stato l’unico che l’avesse mai

fatta sentire come se potesse essere solo suo.

Non come noi, che provenivamo da famiglie spezzate, che genitori alle

spalle li avevamo già. Non come noi, che eravamo solo un cumulo di

bambole usate.

«Io la odiavo.»

Ebbi l’impressione che fosse la prima volta che confessasse a qualcuno

quelle parole.

«Odiavo quello che vi faceva,» disse lentamente, «non l’ho mai

sopportato. Ogni singolo giorno… io ti sentivo… Vi sentivo sempre.»

«So perché non dormi», mi aveva detto, e io gli avevo dato una risposta

ingiusta. Avevo sempre creduto che Rigel godesse di quelle attenzioni, che

non si curasse di ciò che succedeva. Lui era sempre stato nella sua teca, al

sicuro da tutto il resto.

Ma non era così. Non era affatto così.

E mi sentii in colpa. Mi sembrava che qualcuno mi avesse dato

finalmente uno spiraglio di luce per ripulire quella nebbia. Capivo di più i

suoi sguardi, gli atteggiamenti, capivo perché aveva sempre quell’aria

spenta mentre suonava il pianoforte.

Era malinconia.

Si portava addosso un pezzo di Lei, un frammento cucito sotto la pelle

che non avrebbe mai potuto togliersi. Per quanto la disprezzasse, per quanto

volesse cancellarla, avrebbe sempre avuto qualcosa di suo. Mi chiesi se da

un mostro fosse peggio ricevere l’odio oppure l’amore.

Perché non se ne era mai andato, se la odiava? Perché aveva scelto di

restare?

Desiderai che mi parlasse ancora. Che si aprisse e mi spiegasse quel

pezzo di passato che io non avevo mai capito. Quanto poco sapevo di lui?

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