10.10.2022 Views

Domm Erin - Fabbricante di lacrime

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

«Siete stati la cosa migliore che ci sia mai successa», le confessai.

«Vorrei che tu lo sapessi. Io… posso solo immaginare quanto ti manca.»

Anna chiuse gli occhi e quelle parole le scavarono solchi sul viso.

Una lacrima le rigò la guancia. La sua voce si spezzò e lei andò in pezzi

come mai prima di allora.

«Non passa un giorno in cui io non pensi a lui.»

Mi strinsi a lei e appoggiai la guancia sulla sua spalla, sperando di

donarle un po’ di calore. Il mio cuore soffrì insieme al suo. Sentivo il suo

dolore come un’onda calda.

«Come si chiamava?» soffiai dopo un po’.

«Alan.»

La sentii abbassare lo guardo su di me.

«Vuoi vederlo?»

Mi raddrizzai e Anna si portò una mano al petto, sfilandosi dal colletto la

lunga collana che indossava. Ne venne fuori un ciondolo rotondo, lucente e

intarsiato, e io non riuscii a ricordare una sola volta in cui l’avessi vista

senza.

Lo schiuse e quello si aprì come un libricino dorato.

Dentro c’era la foto di un ragazzo. Doveva avere poco più di vent’anni.

Era seduto al pianoforte di casa. I capelli scuri gli incorniciavano il volto

sorridente, e sui tratti piacevoli e gentili brillavano due iridi azzurre come il

cielo.

«Ha i tuoi stessi occhi», dissi in un sussurro e Anna, nonostante tutto,

sorrise. Un sorriso bagnato sotto palpebre piene di lacrime.

«Era l’unico che riuscisse a piacere a Klaus», disse con ancora quel

sorriso tremulo. «Lo aveva trovato lui un giorno che tornava da scuola, da

bambino. Oh, avresti dovuto vederli… Pioveva fortissimo, e Alan lo teneva

tra le mani come se avesse trovato un tesoro. Non so chi dei due sembrasse

più piccolo e fradicio.»

Anna strinse la foto senza il coraggio di carezzarla.

Mi chiesi quante volte al giorno lei tenesse in mano quel ciondolo.

Quante volte il cuore le si spezzasse dentro quegli occhi eternamente

sorridenti.

«Suonare gli piaceva tanto… Viveva per quel pianoforte. La sera, quando

tornavo a casa, non importava che ore fossero, lui era sempre lì. Mi diceva,

“Sai, mamma? Potrei parlare solo così, con questi tasti e questi accordi, e tu

mi capiresti comunque.” E aveva ragione…» sussurrò tra le lacrime.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!