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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Anna che mi prendeva per mano, e mamma che mi tirava in avanti.

Mamma che rideva e Anna che sorrideva, simili e diverse, un’unica entità

che dimorava in due corpi.

E quella delicatezza che ci univa, che ci teneva strette… Quella

delicatezza che mamma mi aveva lasciato era proprio ciò che mi aveva

permesso di avere una seconda possibilità.

Mi sporsi in avanti e affondai tra le braccia della donna davanti a me. Mi

strinsi a lei senza più trattenermi, senza più paura di forzare quella

confidenza o di vedermi respinta, e le sue mani frettolose si aggrapparono a

me come a volermi fare da scudo.

«Nessuno ti farà più del male… Nessuno… Te lo prometto…»

Piansi tra le sue braccia. Mi lasciai andare. E in quell’abbraccio così

disperato, in quel cielo che finalmente potevo toccare, io sentii il mio cuore

confessarle ciò che non avevo mai avuto il coraggio di dirle a parole.

«Tu sei… il mio lieto fine, Anna.»

Più tardi, dopo la visita del dottore, lei era ancora lì.

Ascoltai con un affetto smisurato il battito del suo petto mentre la sua

mano mi lisciava il capo.

«Nica…»

Mi scostò quanto necessario per potermi permettere di guardarla in viso.

Osservò i miei occhi arrossati e mi portò una ciocca dietro l’orecchio,

fissandomi con titubanza. «Che ne pensi dell’idea di parlare di questa

cosa… con qualcuno?»

Anna aveva capito perché la notte non riuscissi a dormire, quanto

terribile fosse stata la mia infanzia. Eppure l’idea di confidarmi era come

una mano avvinghiata alle viscere che mi impediva di respirare.

«Tu sei l’unica con cui… riuscirei a parlarne.»

«Oh, Nica, io non sono un dottore», disse come se volesse esserlo solo

per me. «Io non so come aiutarti…»

«Tu mi fai bene, Anna», le confessai con voce piccola.

Era vero. Il suo sorriso mi rassicurava. La sua risata era una musica. E il

suo affetto mi faceva sentire amata come non mi aveva mai amato nessuno.

Stavo meglio quando ero con lei. Mi sentivo protetta, voluta. Mi sentivo

al sicuro.

«Mi vuoi ancora?» sussurrai timorosa. Avevo bisogno di saperlo, ma nel

profondo quella risposta mi terrificava. Non avrei mai più guardato i miei

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