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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Tutti lo fissarono sbigottiti.

«C-Cosa?» balbettò Norman.

«Ci deve essere un errore», intervenne Anna. «No? Perché mai dovrebbe

voler interrogare…»

«Rigel Wilde e Nica Dover», lesse l’uomo su un cartellino sfilato dalla

tasca. «Residenti al 123 di Buckery Street, presso Anna e Norman Milligan.

L’indirizzo è questo.» Rothwood infilò il foglietto dentro la giacca e poi

alzò lo sguardo su di me. «Signorina Dover, con il suo permesso vorrei

parlarle in privato.»

«No, no, aspetti un momento!» Anna lo osservò determinata,

frapponendosi tra noi. «Lei non può venire qui e pretendere di fare

domande senza spiegare nulla! I ragazzi sono minorenni, non discuterà

niente con loro finché non ci avrà detto perché è qui!»

Rothwood le rivolse un’occhiata in tralice. Per un momento credetti fosse

fastidio, invece capii che era solo consapevolezza. L’atteggiamento di Anna

era quanto di più vicino all’istinto di protezione avessi mai visto.

«Le informazioni che cerco riguardano una faccenda delicata che di

recente è pervenuta alla nostra attenzione. È stata aperta un’inchiesta, sono

qui per raccogliere testimonianze e cercare di fare luce.»

«A che proposito?»

«A proposito di alcuni avvenimenti che riguardano l’istituto di

Sunnycreek Home.»

Lo sentii come attraverso un vetro.

Il gelo mi impietrì. Un presentimento terribile si fece largo dentro di me,

ma lo sentii appena, perché qualcosa di sottile mi strideva dentro le

orecchie.

«Il Sunnycreek?» Anna lo fissò accigliata. «Non capisco. Che genere di

avvenimenti?»

«Avvenimenti risalenti a diversi anni fa», specificò il detective. «Il mio

intento è quello di controllarne la veridicità.»

Quella punta di presentimento divenne un neo, poi un livido, una

macchia e infine una cancrena. Si allargò come inchiostro, e io sentii ancora

qualcosa che grattava da qualche parte senza fermarsi.

Erano le mie unghie.

«Si tratta di una questione molto importante. È proprio alla luce di questo

che mi trovo qui.»

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