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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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21. Senza parlare

“Non c’è pelle che possa rimarginare una ferita dell’anima.”

Erin Doom

Quel giorno pioveva.

Il cielo era una lastra di metallo sporco, e l’albicocco nel giardino

mandava un odore così forte da penetrare persino in casa.

La voce di Asia risuonava nell’aria.

Dalma era passata a salutare, portando una torta per ringraziare Anna dei

bei fiori che le aveva fatto avere; Asia, di ritorno dalle lezioni

dell’università, stava condividendo le loro chiacchiere in salotto.

Non mi aveva nemmeno salutata.

Era entrata reggendo un pacco di quei biscotti alle mandorle che tanto

piacevano a Norman; aveva lasciato la borsa sul divano, la giacca

all’attaccapanni, ed era venuta in cucina dove io e Anna stavamo

preparando il servizio per il tè.

«Asia!» Anna le aveva baciato entrambe le guance. «Come sono andate

le lezioni?»

«Una noia», aveva replicato lei, sedendosi al bancone della cucina. Io

avevo abbassato la mano, certa che ormai non avrebbe più ricambiato il mio

saluto.

Norman scese quando ormai tutti erano accomodati in salotto. Si fermò a

salutare mentre Anna sistemava la teiera fumante sul vassoio.

In quel momento qualcuno suonò alla porta.

«Nica, puoi portarla tu di là, per favore?» chiese prima di andare ad

aprire.

La sentii attraversare il salotto mentre disponevo il servizio sul tavolo, e

Dalma mi domandò se aspettassimo qualcun altro.

Non riuscii a capire chi fosse. Tra i tintinnii delle tazzine e le chiacchiere

captai soltanto una voce maschile.

«La signora Anna Milligan?» udii.

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