10.10.2022 Views

Domm Erin - Fabbricante di lacrime

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

«Non è la prima volta che resti sveglia», modulò soffice. «A volte,

quando la notte vado in bagno… vedo una lucina accesa nel corridoio; è la

fessura della tua stanza. Ogni tanto ti sento scendere… e mi addormento

prima di sentirti tornare di sopra.» Esitò, guardandomi con delicatezza.

«Nica… non riesci a dormire?»

C’era garbo e gentilezza nella sua voce, eppure per la prima volta non

riuscii a lasciarmi sfiorare.

Sentivo piaghe lì dove lei cercava i miei occhi.

Sentivo cicatrici che non smettevano di sanguinare.

Sentivo incubi dove gli altri avevano sogni, stanze buie e odore di cuoio.

Sentivo che dovevo essere brava.

Alzai il viso dal bicchiere, e puntai lo sguardo nel suo; poi sollevai le

labbra e sorrisi in quel modo un po’ sintetico e plasticato.

«È tutto a posto, Anna. A volte non riesco a prendere sonno. Non c’è

nulla di cui preoccuparsi.»

I bravi bambini non piangono.

I bravi bambini non parlano.

I bravi bambini nascondono i lividi e mentono solo quando gli viene

detto di farlo.

Io non ero più una bambina, ma dentro una parte di me parlava ancora

con la stessa vocina.

Anna mi carezzò la testa. «Sei sicura?»

Involontariamente mi aggrappai al suo gesto con tanta disperazione da

tremare. Bastava quella dolcezza per rompermi in pezzi. Annuii, cercando

di sorridere meglio, e lei si preparò una camomilla. Declinai quando me ne

propose un po’. Decisi infine di augurarle buonanotte e tornai di sopra.

Il mio corpo pesò a ogni gradino. Raggiunsi la mia camera e allungai una

mano alla maniglia prima che una voce mi fermasse.

«So perché non dormi.»

Il mio sguardo rimase puntato sulla porta, svuotato. Non avevo la forza di

confrontarmi con lui, non in quel momento.

Mi voltai con occhi spenti, con la calma di chi è consapevole dei suoi

demoni e li mostra con rassegnazione.

«Tu sei l’unico che non lo sa.»

Rigel mi guardò dalla soglia della sua stanza, avvolto nell’oscurità. Poi

abbassò le palpebre.

«Sbagli.»

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!