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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Per essere chiari,» sbottò Miki una volta per tutte, «parlate di altro oltre

che dei suoi tornei di tennis?»

Le guardai entrambe, una con sguardo un po’ diffidente, l’altra con il mio

cellulare ancora tra le dita, l’espressione incerta.

In realtà non ricordai una sola occasione in cui non fossimo finiti a

parlare di qualcosa che lo riguardasse. Scavai in tutte le mie conversazioni

con Lionel, nelle passeggiate e nei ghiaccioli che avevamo condiviso, ma

non trovai niente di diverso.

Miki scosse la testa. «Sei troppo ingenua. Come fai a non vederlo?»

Billie mi restituì il cellulare; mi mostrò un sorriso piccolo ed esitante,

come per scusarsi.

«Non volevamo essere invadenti… Spero che non ti sia sembrato così.

Però è giusto che ti chieda come stai, non pensi? Anche noi ci vediamo tutti

i giorni, eppure io te lo domando sempre, perché mi interessa saperlo. Miki

su questo un po’ ha ragione.»

«Se ne approfitta per dare aria al suo ego. E tu sei così buona da non

rendertene nemmeno conto.» Miki era lievemente imbronciata, ma sibilò un

insulto tra i denti quando Billie le diede una gomitata giocosa.

«Scusala, Nica, diventa burbera in queste occasioni. Ma è solo il suo

modo di preoccuparsi per qualcuno.»

Miki la fulminò e quella frase mi rimase in testa. I miei occhi si posarono

silenziosi su di lei, trepidanti di emozione.

Miki si preoccupava per me?

«Vogliamo studiare o no?» grugnì lei ripiegandosi sul suo libro, e Billie

sorrise.

«C’erano caratteracci come quelli di Miki al tuo istituto?»

A quel punto Miki le lanciò un’occhiataccia e provò a pestarle un piede;

mentre Billie tentava giocosamente di abbracciarla, io non ricordai nessuno

che si fosse mai preoccupato per me.

Solo un nome si accese nella mente. Una fioca candela che era rimasta lì

dal momento in cui lei era andata via.

Adeline.

Adeline e le sue mani che mi facevano le trecce, che mi pulivano le

ginocchia. Adeline che era sempre stata un pochino più grande di me e

degli altri bambini…

Sorrisi in un tentativo di sdrammatizzare.

«No, nessuno che mi difendesse con tanto trasporto.»

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