10.10.2022 Views

Domm Erin - Fabbricante di lacrime

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Tacqui di nuovo, perché forse davvero non capivo.

Ma Miki era lì, e io mai come in quel momento desiderai incrociare gli

occhi sotto al cappuccio e sentirli ridarmi indietro qualcosa, una briciola

che prima di quel momento non avevo mai avuto il coraggio di chiedere.

«No, forse no», mormorai abbassando il viso. «Ma se tu… Se tu volessi

spiegarmi… se decidessi di lasciarmi capire… potresti vedere che forse è

più semplice di quello che credi. E magari potresti scoprire… che non è

nulla di brutto, inconfessabile o sbagliato. Che dire qualcosa a volte è

meglio che non dire niente, perché ci sono cose che ci fanno bene solo nel

momento in cui le sentiamo ascoltate da qualcuno.»

Miki strinse le labbra e io la guardai così, con occhi sinceri e i palmi

rivolti verso di lei, le dita piene dei miei cerotti.

«Se tu volessi spiegarmi, ti giurerei di provarci. In silenzio, senza

interromperti, fin quando vorrai. Se tu volessi provare… Ti prometterei che

lo renderei facile come facile può essere respirare, o bere un bicchiere

d’acqua.» La guardai con occhi accorati e le sue pupille lucide vacillarono.

«Miki…» sussurrai, dolce. «…Ti va di bere un bicchiere d’acqua?»

Io e Miki restammo sedute per terra vicino alla portafinestra della cucina

un numero interminabile di ore. Anche se a pochi metri da noi c’erano

giusto un paio di sedie, e il tavolo era decisamente più comodo del

pavimento, non ci muovemmo da lì: con un bicchiere d’acqua ciascuna, in

silenzio, guardammo la luce bucare le fronde fuori dal vetro.

Lei non parlò tanto. Nessun monologo sgorgò dalle sue labbra riservate.

Nessuna confidenza sfogò ciò che si teneva dentro.

Rimanemmo soltanto una accanto all’altra, condividendo i nostri respiri e

la nostra compagnia.

«Sei tu…» dissi semplicemente. «Quella rosa bianca che le arriva a ogni

Garden Day… Sei tu.»

Lei tacque, e io le offrii ancora il mio silenzio.

«Perché non glielo dici?»

«Lei non mi ricambia.»

Miki fissò il soffitto e io osservai lei.

«Non lo puoi sapere…»

«Non mi serve saperlo», disse amareggiata. «A lei non piacciono… le

ragazze.»

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!