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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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E Rigel lo sapeva il motivo.

Il motivo è che i disastri non piacciono a nessuno.

I disastri sono scomodi, inutili e ingombranti.

È più facile liberarsi dei giocattoli rotti piuttosto che tenerli con sé.

Chi mai avrebbe voluto uno come lui?

«Nica?»

Sbattei le palpebre, cascando dalle nuvole.

«Tu come l’hai tradotta? La cinque…»

Frugai tra le mie traduzioni, sforzandomi di concentrarmi.

«“Lo salutò”», lessi sul mio foglio. «“Lo salutò prima di partire”.»

«Ecco», Billie si voltò trionfante. «Vedi?»

Miki, accanto a lei, smise di masticare la gomma e le rivolse un’occhiata

scettica da sotto il cappuccio.

«E chi ti ha detto niente?»

«Beh, hai sbagliato a scrivere!» Billie si impuntò indicandole il

quaderno. «Qui!»

Gli occhi di Miki fissarono il foglio, lapidari.

«Lì c’è scritto “Lo aveva salvato”. Non “salutato”. È l’esercizio dopo.»

Billie si grattò la testa con la matita, dubbiosa.

«Ah», constatò. «Mi sembrava infatti… Certo che scrivi proprio da cani,

eh? Cioè, guarda qui… Questa sarebbe una b?»

Miki socchiuse le palpebre e lei le sorrise raggiante.

«Mi fai copiare anche le altre?»

«No.»

Le osservai battibeccare, perdendomi di nuovo nelle mie riflessioni.

Ci eravamo trovate per studiare ma per qualche ragione non riuscivo a

concentrarmi. La mia mente volava via al minimo segno di distrazione.

Sapevo che, in realtà, quella distrazione aveva occhi neri come la notte e

un temperamento impossibile.

Ciò che Rigel mi aveva detto si era incastrato nella mia testa e non ne

voleva più sapere di uscire.

La porta finestra della veranda si aprì e la nonna di Billie emerse in tutta

la sua roboante piacevolezza, imperiosa e infarinata.

*

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