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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Metti via quella corazza. Non ti serve.»

«Che cosa credi che vedresti?»

«Basta, Rigel!»

Il nervosismo mi fece pizzicare gli occhi. Non ce la facevo a parlare con

lui, la frustrazione mi impediva di ragionare, pensare e capirci qualcosa.

Non riuscivamo a comprenderci perché parlavamo due linguaggi opposti.

E Rigel cercava di dirmi qualcosa, lo sentivo, ma parlava in una lingua

che non mi aveva mai spiegato. Una lingua graffiante e piena di significati

che la mia anima non sapeva interpretare. Io ero sempre stata limpida come

acqua di sorgente, lui un oceano dagli abissi inesplorati.

Mi abbracciai come a proteggermi dai suoi occhi e lui mi fissò con uno

strano bagliore nello sguardo.

«Sei un controsenso», confessai perché mi stava facendo uscire di testa.

«Parli di favole come se fossero sciocchezze per bambini, ma la verità è che

come me sei cresciuto al Grave, e ci credi anche tu.»

Ogni bambino all’istituto credeva nelle storie che venivano raccontate, e

ogni ragazzo se ne andava portandosi quelle storie dentro di sé. Era un

mondo diverso, il nostro, un mondo che ci rendeva incomprensibili.

Ma era la verità.

Rigel non rispose. Mi fissò con quegli occhi che mi tempestavano il

cuore, poi il suo sguardo scivolò in basso fino al libro che era rimasto sulla

poltrona.

Avrei voluto fargli vedere la luce ma lui sembrava prigioniero delle

proprie ombre.

Avrei voluto tendergli la mano, ma ero stanca di ricevere altri graffi.

Eppure nulla mi spezzava il cuore quanto vedere quella scintilla che tanto

cercavo morire dentro i suoi occhi.

Per la prima volta capii che non stavo lottando contro di lui, ma contro

qualcosa che non poteva essere visto.

Rigel non era solo cinico e restio, sembrava disilluso dalla vita. In lui

c’era qualcosa di crudo e viscerale che non avevo mai visto in nessun altro,

che lo spingeva a non illudersi mai, a respingere tutti, a vedere il mondo

con un disincanto che quasi bruciava lo stomaco. Cos’era?

«Miti, favole e leggende… Tutti hanno un fondo di verità.»

Tremai sentendo quanto fosse bassa e sincera la sua voce.

«I miti parlano del passato. Le leggende… ci danno consapevolezza del

nostro presente. E le favole… Loro sono per il futuro. Le favole esistono,

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