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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Grazie, signor Milligan.»

«Oh, puoi… potete chiamarmi Norman…» esordì lui con le orecchie un

po’ rosse, mentre scendevamo. Rimasi a guardare la macchina che svaniva

in fondo alla strada, fin quando non sentii dei passi alle mie spalle.

Mi voltai e vidi Rigel incamminarsi da solo verso l’entrata.

Seguii con gli occhi la sua figura slanciata, il movimento sciolto e sicuro

delle spalle ampie. C’era sempre una naturalezza ipnotica nel modo che

aveva di muoversi e camminare, con falcate precise, come se il suolo gli si

modellasse sotto le scarpe.

Varcai l’entrata dopo di lui, ma inavvertitamente mi impigliai con la

bretella nella maniglia: spalancai gli occhi e lo strattone mi spedì addosso a

qualcuno che stava entrando proprio in quel momento.

«Che cazzo», sentii quando mi voltai. Un ragazzo scostò il braccio,

scocciato, un paio di libri stretti in mano.

«Scusami», sussurrai in un filo di voce, e l’amico alle sue spalle gli diede

un colpetto.

Mi portai i capelli dietro le orecchie, ma quando lui incrociò il mio

sguardo sembrò rivalutarmi. Il fastidio svanì dal suo volto e rimase

immobile, come folgorato dai miei occhi.

L’attimo dopo, di punto in bianco… mollò i libri che teneva in mano.

Li fissai ai suoi piedi, accatastati, e quando non lo vidi piegarsi per

raccoglierli scesi a prenderli io.

Glieli allungai, sentendomi in colpa per essergli andata addosso, e mi

accorsi che mi aveva fissata per tutto il tempo.

«Grazie…» sorrise lentamente, facendo vagare lo sguardo su di me in un

modo che mi fece arrossire, e lui sembrò trovarlo divertente, o forse

intrigante.

«Sei nuova?» chiese.

«Andiamo Rob,» lo spronò il suo amico, «siamo in un ritardo fottuto.»

Ma lui non sembrò volersene andare, e io sentii qualcosa pizzicarmi la

nuca: una sensazione pungente, come un ago che trapassava l’aria alle mie

spalle.

Cercai di scrollarmi di dosso quel presentimento; feci un passo indietro e

a viso basso balbettai: «Io… devo andare».

Raggiunsi la segreteria, poco più avanti. Notai che la porta era aperta, ed

entrando sperai di non aver fatto aspettare la segretaria. Solo quando varcai

la soglia mi accorsi della presenza stagliata lì a fianco.

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