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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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19. Al di sotto

“L’amore non è quello che i poeti vogliono farvi credere.

L’amore ha i denti, i denti mordono,

i morsi non guariscono mai.”

Stephen King

«Rigel!»

Lo inseguii per il corridoio, ostinata a farmi sentire. Lui mi lanciò

un’occhiata nervosa, ma fui costretta a tallonarlo quando vidi che non mi

dava retta. La sua camminata tradiva un’urgenza eccessiva, come se fosse

impaziente di sfuggirmi.

«Fermati per favore. Voglio parlare…»

«Di cosa?» Si voltò di scatto verso di me, schioccando i denti per

intimidirmi proprio come un vero lupo. Sembrava teso, quasi… spaventato.

Di te, avrei voluto rispondere di getto, ma mi trattenni perché dovevo

essere impazzita. Ormai avevo capito che Rigel era restio e diffidente come

un animale selvatico, e prenderlo di petto lo faceva reagire in maniera

aggressiva.

«Non rispondi mai alle mie domande», dissi invece, scegliendo altre

parole. «Perché?»

Sperai di indurlo a un confronto, ma capii di non esserci riuscita quando

il suo sguardo mi sfuggì ancora. Gli occhi di Rigel erano la sorgente della

sua anima, l’unica superficie limpida in cui lui non poteva nascondersi.

Erano neri come l’inchiostro ma nei loro recessi brillava una luce che in

pochi avrebbero saputo distinguere, e quando tornò a incamminarsi sentii il

bisogno di slanciarmi in avanti per stringerla tra le dita.

«Perché non ti riguardano», mormorò con tono indecifrabile.

«Mi riguarderebbero se tu… mi permettessi di capirti.»

Forse avevo osato troppo, però ottenni ciò che avevo sperato: Rigel si

fermò. Sembrò ascoltare ogni mio singolo passo quando, dopo un momento,

mi avvicinai a lui con cautela. Voltò il viso e mi fissò finalmente negli

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