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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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Mi sembrò di non sentire altro che lui, il suono della sua voce dritto

dentro le vene.

«Lo devi… dimenticare.»

Cercai di interpretare quella scintilla di amarezza nel suo sguardo, ma

non ci riuscii.

Quelle iridi nere promettevano uragani e temporali, pericoli e divieti…

ma il desiderio di esplorarle aumentava ogni giorno di più. Il cuore batté più

forte e quella consapevolezza mi spaventò.

Perdersi nel bosco significava trovare la strada.

Ma perdersi nel lupo… significava smarrirla per sempre.

Allora perché avevo così bisogno di sfiorare il suo mondo e

comprenderlo?

Perché non dimenticavo tutto come mi chiedeva?

Perché nei suoi occhi vedevo galassie e nella sua solitudine un’anima da

toccare con cura?

Dopo un momento mi accorsi che la sua mano non era più sul mio viso.

Provai uno smarrimento inspiegabile quando vidi che lui si era già

allontanato. Sbattei le palpebre e lo vidi stringere il suo libro con le nocche

sbiancate mentre a grandi falcate usciva dalla stanza.

Rigel stava scappando via. Un’altra volta. Realizzarlo mi sconvolse.

Quando si erano invertite le parti? Da quando era lui a scappare da me?

Da sempre, sussurrò una vocina. Lui ti sfugge da sempre.

Forse ciò che si era radicato in me era il seme della follia.

Non seppi spiegarmelo in altro modo mentre, disubbidendo alle sue

parole e a ogni mia logica, mi affrettavo a raccogliere la mia forza di spirito

per andargli dietro.

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