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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Cosa intendevi? Quando hai detto che sono il fabbricante di lacrime?»

Rigel nemmeno si ricordava quante volte aveva immaginato quella

domanda. Proprio da lei, in mille scenari diversi - arrivava sempre nei

momenti più sfibranti e distruttivi, quelli dove lui raggiungeva il limite,

quelli dove i suoi sentimenti chiedevano il riscatto di una vita.

E lui le restituiva tutto ciò che non era mai stato in grado di esprimere a

parole, le gettava addosso la verità e sanguinava a ogni spina che si

toglieva. Ed era una sofferenza che si tramutava in sollievo, quando la luce

gli penetrava dentro quegli stessi buchi fino scaldare ogni singola ferita.

Lei era la sua redenzione.

Eppure in quel momento… in quel momento in cui Nica glielo aveva

chiesto davvero e aspettava, Rigel non riuscì a sentire altro che un terrore

viscerale.

Così, prima ancora che potesse darsi una possibilità, sentì la propria voce

rispondere: «Dimenticalo».

Nica lo guardò confusa, eppure dolorosamente splendida.

«Come?»

«Ho detto dimenticalo.»

La vide intristirsi.

«Perché?» chiese con necessità.

Lei lo sapeva, l’aveva capito che era importante. Non si possono fare

certe accuse e sperare che vengano dimenticate. Glielo leggeva nelle iridi

argentate.

Per Rigel quegli occhi erano qualcosa di molto simile all’inferno. Non

avrebbe mai smesso di domandarsi perché sembrassero sempre così delusi

dai suoi comportamenti, dalle sue parole. Si sarebbe chiesto ogni giorno

cos’era quella tristezza che gocciolava da suo sguardo limpido.

Per sempre sarebbe stato tormentato da quegli occhi.

E Rigel conosceva solo una maniera per difendersi dal tormento.

«Non dirmi che ci hai creduto», modulò con sarcasmo. «Davvero pensavi

che dicessi sul serio?»

Le rivolse uno sguardo provocatorio da sotto le sopracciglia, poi sollevò

un angolo della bocca.

«Ci hai pensato per tutto questo tempo, falena?»

Nica sembrò trasalire. I capelli le lasciarono scoperta la curva del collo e

il tarlo gli sgranocchiò le costole.

«Non farlo.» La sua voce si indurì.

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