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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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presi singolarmente…»

Tentai di spiegargli a parole ciò che il testo racchiudeva in formula. Poi

puntai l’indice avvolto da un cerotto sul suo esercizio.

«Per cui il modulo è da trascrivere in questo modo…»

Rigel osservò i miei appunti con un’attenzione diversa. Mi stava

ascoltando davvero.

Continuò l’esercizio più lentamente, e i miei occhi lo accompagnarono di

passaggio in passaggio.

«Okay… Così. Ora ci sono i calcoli da fare. Esattamente…»

Arrivammo alla fine del problema passo dopo passo. Per la prima volta in

vita mia notai una punta di incertezza in lui ma questo mi spronò a

continuare: a esercizio concluso controllai che tutto fosse stato svolto nel

modo corretto.

«Va bene…» dissi trovandolo attento a osservare la risoluzione.

«Proviamo a farne un altro.»

Svolgemmo gli esercizi uno dopo l’altro. I minuti scivolarono via come

vento e ogni tanto il silenzio veniva spezzato da qualche mio mormorio.

Dopo un’oretta, un bel numero di problemi era stato sbarrato dalla mia

matita.

Rigel stava concludendo l’ennesimo esercizio, ed entrambi eravamo

chiusi in una concentrazione fitta, tutta nostra.

«Okay…» mi allungai sulla scrivania e aggiunsi la freccina su un vettore

che si era dimenticato.

«Il vettore S è adagiato sull’asse orizzontale… esatto…»

Avevo i gomiti appoggiati sul tavolo. Ero così presa da non essermi

accorta che mi ero praticamente arrampicata sulla sedia.

«L’angolo che il vettore forma con l’asse orizzontale è di 45° gradi…»

Controllai con gli occhi tutti i passaggi, concentrata, fino ad arrivare in

fondo.

Andava bene, era giusto. Anche quell’esercizio era perfetto.

Ci ero riuscita?

Sul serio ero stata in grado di aiutare Rigel in qualcosa?

E lui, per una volta… si era davvero lasciato aiutare?

La felicità che provai fu vivida e potente.

Mi voltai di slancio e gli rivolsi un sorriso radioso, le palpebre arcuate

come sorridenti mezzelune.

«Hai capito…» esalai con voce soffice.

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