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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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mi accorsi subito dello scricchiolio del parquet. Poi capii che quel rumore

sottile veniva dalla stanza lì accanto.

Accantonai un istante ciò che mi assillava e la mia inguaribile curiosità

mi spinse a sporgere la testa oltre la porta.

Mi bloccai sorpresa.

«Asia?»

Lei si voltò.

Che ci faceva lì?

Se ne stava in piedi, in silenzio, nel bel mezzo della camera; in mano

aveva un foulard con cui l’avevo già vista, ma non avevo la minima idea di

quello che stesse facendo in casa nostra. Quando era arrivata?

«Non sapevo fossi passata…» continuai, vedendo che lei non mi prestava

attenzione. Il suo sguardo tornò a scivolare sui muri come se io non ci fossi.

«Che… ci fai in camera di Rigel?»

Evidentemente dissi qualcosa di sbagliato, perché lei si incupì. Il suo

sguardo si assottigliò come una spina. Mi superò senza rispondermi e io fui

costretta a scansarmi per lasciarla passare.

«Asia?», proruppe Anna dalle scale. «Tutto bene? Lo hai trovato?»

«Sì. Lo avevo lasciato sulla panca in camera tua. Era scivolato a terra.»

Sventolò il foulard e se lo mise in borsa.

Anna ci raggiunse e le sfiorò un braccio, sorridendole. Mi sembrò di

vederla irradiare un calore che si fermò soltanto a lei.

«Ma quale disturbo,» stava dicendo, dolce, «lo sai che puoi passare

quando vuoi. Hai l’università di strada, puoi venire ogni tanto a salutarci…»

Senza apparente motivo, l’insicurezza mi si arrampicò nel petto. Cercai

di impedirglielo ma lei si insinuò nel mio cuore, meschina e dispettosa,

macchiando dappertutto.

Improvvisamente ogni dettaglio mi sembrò amplificato al massimo. Lo

sguardo di Anna brillava quando parlava con lei. L’affetto che provava per

quella ragazza era profondo e materno.

Le sorrideva, l’accarezzava. La trattava come una figlia.

In fondo, chi ero io a confronto? Cosa potevano valere le mie poche

settimane al cospetto di tutta una vita?

Cominciai a sentire la familiare sensazione di estraniamento. Strinsi le

dita e lottai per non paragonarmi a lei. Non era da me fare simili confronti,

la competitività non mi era mai appartenuta, tuttavia… Il mio battito

accelerò. Sprofondai senza scampo nelle mie ansie e il mondo perse luce.

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