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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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E al centro esatto tra loro c’era Rigel.

I capelli neri mi colpirono come un pugno, un livido dritto nella pupilla.

Dovetti sbattere le palpebre per rendermi conto che non lo stavo

immaginando. Stava raccontando qualcosa, le spalle morbide in quella posa

rilassata in cui ciocche scompigliate gli incorniciavano il viso.

I signori Milligan lo fissavano con occhi lucenti, e d’un tratto risero in

sincronia quando lui disse una frase in particolare. Le loro risate leggere mi

ronzarono dentro le orecchie come se mi fossi sdoppiata e mi trovassi a

mondi di distanza.

«Oh, Nica,» proruppe Anna, «buongiorno!»

Strinsi appena le spalle; i loro sguardi si fissarono su di me e io riuscii in

qualche modo a sentirmi di troppo. Anche se ero appena arrivata e loro a

malapena li conoscevo. Anche se là avrei dovuto esserci io, e non lui.

Le iridi nere di Rigel si sollevarono su di me. Mi trovarono senza

bisogno di cercarmi, come se già sapesse, e per un momento mi sembrò di

vedere un guizzo crudo arricciargli l’angolo della bocca. Inclinò il volto di

lato e sorrise serafico.

«Buongiorno, Nica.»

Riccioli di gelo mi sfiorarono la pelle. Non mi mossi; non riuscii a

rispondere, sentendomi sempre più preda di quello smarrimento freddo.

«Dormito bene?» Il signor Milligan mi scostò la sedia. «Vieni a fare

colazione!»

«Ci stavamo conoscendo un po’», mi dissero, e io riportai gli occhi su

Rigel, che ora mi osservava come un dipinto perfetto tra i coniugi Milligan.

Mi accomodai con riluttanza mentre il signor Milligan riempiva il

bicchiere di Rigel e lui gli sorrideva, perfettamente a suo agio,

provocandomi la sensazione di essermi seduta in un covo di spine.

Sarò brava. Fissai i coniugi Milligan scambiarsi qualche parola, lì di

fronte a me, e sarò brava mi lampeggiò nella testa come una folgore

scarlatta, sarò brava, lo giuro…

«Come ti senti per il primo giorno, Nica?» domandò Anna, delicata

anche di prima mattina. «Sei agitata?»

Cercai di spingere i miei timori in un angolo lontano, sentendoli fare

resistenza.

«Oh… No», tentai di rilassarmi un poco. «Non ho paura… Andare a

scuola mi è sempre piaciuto.»

Era la verità.

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