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Domm Erin - Fabbricante di lacrime

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«Non puoi fare così», udii. «Non hai più detto una parola.»

«Non ci riesco», sibilò l’altra voce, risentita.

La riconobbi. Era Asia.

«Non lo posso accettare. Loro… Come possono sopportarlo?»

«È una loro scelta», disse quella che sembrava sempre di più sua madre.

«È una loro scelta, Asia…»

«Ma hai visto!» sibilò lei. «Hai visto anche tu quello che ha fatto quel

ragazzo!»

…Rigel?

«Questo cosa vuol dire?»

«“Cosa vuol dire?”» ripeté lei disgustata.

«Asia…»

«No. Non dirlo. Non voglio sentirlo.»

Trasalii quando sentii un rumore di passi.

«Dove stai andando?»

«Ho lasciato su la borsa», replicò lei terribilmente vicina.

Spalancai gli occhi. Stava venendo verso di me. Ero sicura che non avrei

dovuto origliare quella conversazione, così agguantai la prima maniglia che

mi trovai vicino: quella del bagno.

Sgusciai dentro e mi appoggiai sulla porta, chiudendo gli occhi in un

sospiro.

Non mi avevano vista.

Quando li riaprii mi accorsi del vapore nell’aria. Mi si mozzò il fiato.

Il cuore si fermò.

Con solo un paio di pantaloni indosso, Rigel mi fissava da sotto i capelli

gocciolanti, gli occhi appena sgranati. L’acqua gli grondava addosso in

rivoli trasparenti, rendendo il suo corpo uno spettacolo di gocce e rilievi

naturali che non avrei mai potuto immaginare.

Ghiacciai, e il mio cervello si spense completamente.

La gola si seccò. Fissai Rigel senza riuscire a respirare: era la prima volta

che lo vedevo senza maglietta e quella visione mi stravolse. Le spalle forti,

dai muscoli definiti, sembravano marmo sotto la pelle chiara, e vene

evidenti gli percorrevano i polsi larghi fino agli avambracci. Le ossa del

bacino si tuffavano oltre l’elastico della tuta in una V perfetta, e le

mezzelune dei pettorali disegnavano un petto ampio, solido e virile, da

perdere la testa.

Era un capolavoro da pazzi.

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